giovedì 22 ottobre 2015

10 Agosto 2015

Entro nella stanza inondata dal sole. L’odore di disinfettante è forte, dà quasi la nausea con questo caldo. Tu sei lì coperta da un lenzuolo, il respiro affannato, gli occhi chiusi, con le mani tormenti un angolo di stoffa, non hai mai potuto stare ferma con le mani. Mi siedo accanto a te, mi guardo intorno e mi rendo conto che è la prima volta, da quando sei qui, che vengo in camera tua e probabilmente sarà anche l’ultima. Scaccio il pensiero e guardo fuori dalla finestra. Sento le voci dei bambini che giocano al parco, vedo le persone che corrono, quante volte anch’io al parco con le bimbe, mi sono fermata a guardare in questa direzione pensando a te, che magari mi vedevi dalla finestra o magari no e anche se mi avessi visto non mi avresti riconosciuto, non mi riconoscevi mai ultimamente. Forse è per questo che sono venuta a trovarti così poco da quando sei qui. Dico che non ho mai tempo ma la verità è che mi fa male vederti e sapere che nella tua testa non ci sono più i ricordi di noi due, che sono confusi con altri. Ti prendo la mano e tu stringi, per un attimo un occhio si apre e cerca qualcosa, ma non mi vedi, non puoi vedermi, stato comatoso lo chiamano, ma non ha niente della calma che ti aspetteresti da un coma. La realtà è che stai morendo. E la cosa peggiore è che è giusto così. Non sei malata, no, hai semplicemente 90 anni. E per quanto la cosa possa farmi incazzare, so che io, al posto tuo, non vorrei aspettare un giorno di più. Non chiedermi allora perché adesso non riesco a smettere di piangere. È come se dentro di me si fosse aperta una diga. Sento che non riesco a smettere e non voglio, insieme alle lacrime stanno fluendo anche i ricordi, ricordi che non voglio chiudere da qualche parte, perché tanto poi lo so che troveranno il modo di uscire e lo faranno nel momento meno opportuno. E allora piango. Piango perché questa probabilmente è l’ultima volta che ti tengo per mano, perché di quella mano avrei ancora bisogno, perché toccarla è come tornare indietro, come tornare bambina, a quando mi preparavi il pane strusciato col pomodoro a merenda, a quando mi hai insegnato a giocare a briscola, a tutte le befane in cui ti nascondevi in fondo alle scale buie della cucina e facevi rotolare giù noci e nocciole e io correvo a vedere urlando "È la befana! È arrivata la befana!". E si affaccia un pensiero felice in mezzo alle lacrime. I miei ricordi e i tuoi ricordi, vivranno per sempre nel mio cuore, sarai sempre con me, sarai la mia adorata nonnina per sempre.

Il 13 agosto ci hai lasciato, ma stranamente non ero triste e mi sono trovata a pensare che a volte la vita è ingiusta ma altre no. Che dopo averti tolto due figli piccoli e un marito giovane, ti ha dato una vecchiaia serena circondata dall’affetto della tua famiglia.

venerdì 16 ottobre 2015

Inside out

Non vi nego, che uno dei piaceri della vita da mamma, è poter andare a vedere i cartoni animati al cinema la domenica pomeriggio senza essere presa per pazza. E così sedersi vicine in 5° fila (la nostra preferita!) con una busta formato famiglia di patatine o popcorn e tenersi per mano o urlare o ridere all'unisono, diventa un momento veramente bello e rilassante (si ho detto rilassante!) sia per me che per PiccolaPeste. Se poi abbiamo la fortuna di vedere un film come "Inside Out" il quadro si completa. Sì perché questo è il classico esempio di cartone animato che piace a grandi e piccini, sia per l'idea, l'ambientazione e la grafica, sia per i personaggi, per la storia e per il messaggio che dà. La genialata che sta alla base di tutto è: com'è la vita vista dalle nostre emozioni? Così scopriamo che fin dal nostro primo vagito abbiamo un quartier generale nel cervello dove Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto, classificano e guidano i nostri comportamenti e i nostri ricordi, contribuendo a formare le nostre conoscenze ma anche il nostro carattere, la nostra personalità. Scopriamo che il cervello è un posto sconfinato e complesso, governato da leggi spietate, in cui tutto è in continua trasformazione. Ma soprattutto impariamo che non sempre le emozioni "negative" come Tristezza o Paura, devono essere allontanate, ma anzi vanno ascoltate, possono e devono avere il loro spazio perché è anche grazie a loro che ci tuteliamo, che impariamo a chiedere aiuto, a mostrare un disagio, che impariamo a crescere e a modificare le nostre isole della personalità, ad adattarci alle situazioni per trarne esperienza e anche nuovi bellissimi ricordi che a volte sostituiscono i precedenti ma più spesso si sommano ad essi arricchendo la nostra vita.

mercoledì 14 ottobre 2015

Due

Due sono le manine con cui impiastricci tutto. I capelli, i giocattoli, tutte le superfici piane che hanno un’altezza inferiore al metro, i miei jeans sempre ed invariabilmente dietro al ginocchio che mi accorgo solo la sera di essere andata in giro con le patacche tutto il giorno.


Due sono le gambine che fino ad un anno fa muovevano incerte i primi passi mentre adesso corrono e si arrampicano.

Due sono quegli occhietti furbi con cui guardi il mondo e ti meravigli.

Due sono i tuoi anni adesso, GranDama. Due anni. Due anni fatti di tante piccole conquiste, primi sorrisi, primi dentini, prime pappe, primi passi, prime parole.

Due anni in cui sei entrata nei nostri cuori in punta di piedi, ti sei ricavata il tuo angolo, lo hai coltivato, abbellito, allargato finché non è diventato casa tua. E ci hai reso migliori.

Auguri GranDama.