tag:blogger.com,1999:blog-3215232015185622702024-02-07T06:31:09.831+01:00Il Blog di Mela... Dove andiamo oggi?“Il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina”. Sant’Agostino. mela 3.0http://www.blogger.com/profile/12718454146041066787noreply@blogger.comBlogger250125tag:blogger.com,1999:blog-321523201518562270.post-7697161114450923272017-08-03T14:51:00.002+02:002017-08-03T14:51:40.890+02:00Oggi andiamo... Avventura in Sardegna<br />
<span style="font-family: Calibri;"><ul>
<li>Mamma ma come fai ad aver avuto tante avventure?</li>
<li>Semplice... ogni viaggio è un’avventura se lo vivi dall’inizio e non da quando arrivi.</li>
<li>Ma che significa? MAMMA!!!</li>
<li>Ok, facciamo un esempio… siamo stati in Sardegna giusto?</li>
<li>Si</li>
<li>Con cosa ci siamo andati? La Sardegna è un’isola ricordi? È circondata dal mare…</li>
<li>Si, si, in nave!</li>
<li>Beh… per me è stata una bella avventura dormire in nave! Per voi no?</li>
<li>Siiiiiii !!!! C’era anche il bagno, e i letti a castello!</li>
<li>Hai visto? Come pirati… abbiamo dormito nella pancia della nave!</li>
<li>MAMMA!!!!</li>
</ul>
Eh già… ogni viaggio è un’avventura e la nostra piccola vacanza in Sardegna lo è stata per vari motivi. Ero da sola con le Pesti intanto, senza Prof, supportata da ottimi amici, ma pur sempre sola. Primo viaggio in nave per entrambe le Pesti, di notte per di più! Ma i viaggi son così! Avventure appunto. E se ci si fa troppe domande non si parte mai… e io di domande me ne son sempre fatte troppo POCHE :D<br />
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Non so cosa ricorderanno loro a distanza di anni ma io dell’avventura in Sardegna ricorderò più di tutto lo Stupore. </div>
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Non è la prima volta che vado in Sardegna (è la quarta in realtà…) ma ogni volta, ogni volta, riesce a stupirmi con la sua bellezza sfacciata e selvaggia. È un’isola dalle mille sfaccettature, i paesaggi sono così diversi che si ha la sensazione di trovarsi in tanti posti diversi nell’arco di una stessa giornata. </div>
<br />
<div align="LEFT" dir="LTR">
Ma la cosa che più amo della Sardegna e che spero vivamente non cambi mai, è la sua assoluta mancanza di "abbellimenti", non ci sono stabilimenti balneari faraonici né scivoli/tappetielastici/casine bordo mare, né nulla che possa distogliere lo sguardo da una natura prepotente e predominante. È il tipo di mare che amo, un po’ "scomodo" forse ma per me rivitalizzante. Percorrere stradine di campagna strette e a volte sterrate, che profumano di mirto e rosmarino, sentire i campanacci delle capre e poi vederle lì bordo strada che ti guardano curiose (loro!) e poi SBAM! Come un lampo ti si apre davanti una caletta di sabbia fina o di ciottoli, incastonata tra la campagna e gli scogli e quel mare… Oooohhh quel mare! Azzurro, turchese, trasparente. Questo è stupore. Questa è meraviglia. Questa è la nostra Sardegna avventurosa.</div>
</span><br />mela 3.0http://www.blogger.com/profile/12718454146041066787noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-321523201518562270.post-68695657346039898972017-07-19T09:29:00.003+02:002017-07-19T09:30:15.607+02:00Oggi andiamo... Cartolina da Firenze<span lang="IT"><div align="LEFT" dir="LTR">
I miei genitori non sono mai stati grandi viaggiatori. Si andava al mare in estate quello sì perché "cambiare aria fa bene alla bambina", che sarei stata poi io. Ma il resto dell’anno lo passavamo nel nostro paesello in montagna o nei dintorni a trovare qualche parente, a sbrigare qualche faccenda, ma sempre in Toscana. Capitava così che qualche volta si andasse a Firenze. A me quei viaggi piacevano molto perché dal finestrino vedevo scorrere la campagna toscana che è uno dei paesaggi, che ancora adesso, mi piace di più. A Firenze non si andava mai per ragioni "culturali" o per attività in cui io mi sarei sentita protagonista, ai miei tempi i bambini facevano i bambini, non c’erano "attività per bambini" o "cose da fare a Firenze con i bambini" c’erano le cose che dovevano fare i grandi e che io figlia dovevo seguire in silenzio possibilmente, la ricompensa poi sarebbe stata un gelato o un pezzo di schiaccia al massimo. Ma era bello così. Perché c’era un momento in quelle gite a Firenze che io adoravo, era il momento in cui prima di tornare a casa si andava in piazzale Michelangelo. Per chi non conosce Firenze, piazzale Michelangelo è un piazzale a cui si accede dai lungarni tramite una scalinata, resta rialzato rispetto alla città ed è un ottimo punto per osservare Firenze, che è meravigliosa, dall’alto. Adesso è di gran moda andare in piazzale Michelangelo a osservare il tramonto, ho visto un video l’altro giorno in cui le gradinate erano piene di gente e addirittura c’era un gruppo che suonava! Ma provate a immaginarvelo nei primi anni ‘80, a parte che il piazzale era un parcheggio, ma poi intorno era anche abbastanza degradato, insomma era una di quelle zone poco turistiche abbastanza vicino al centro, ritrovo dopo il tramonto di coppiette e tossicodipendenti. Però a me e a mio babbo piaceva. Ne subivamo il fascino. E così prima di partire per tornare a casa ci si fermava a "salutare Firenze". Ricordo che c’era sempre un furgoncino di questi con le caramelle, il torrone e i brigidini di Lamporecchio e noi si comprava un cartoccetto di noccioline a volte quelle col guscio a volte quelle glassate con lo zucchero e si mangiavano in silenzio mentre si guardava Firenze colorarsi di arancio e crema mentre il sole spariva sulla nostra giornata di gita. Negli anni fortunatamente il piazzale è stato recuperato e rivalutato e anche i giardini intorno sono tenuti meglio perché è un bellissimo posto e ancora oggi per me è impensabile andare a Firenze e non salutarla da lassù. </div>
</span>mela 3.0http://www.blogger.com/profile/12718454146041066787noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-321523201518562270.post-46824072652822130682017-04-10T16:59:00.001+02:002017-04-10T17:00:37.313+02:00Oggi andiamo... A teatroUn viaggio non deve essere per forza "fisico". Si può viaggiare anche con la fantasia, con i sentimenti. La musica, il teatro, l'arte in generale per me è sinonimo di "viaggio". Ci permette infatti di aprirci ai nostri sentimenti, di immergerci per qualche minuto o per qualche ora in realtà diverse, ci apre porte nel cervello e nel cuore che altrimenti resterebbero chiuse. Ieri ho portato le bimbe a teatro a vedere "Pinocchio", un bellissimo musical messo in scena dalla compagnia teatrale "Gli sfacciati" di Acquapendente, su musiche dei Pooh. Lo spettacolo era veramente bello e gli attori molto bravi, ma la cosa migliore è stato leggere le emozioni nei visi delle mie bimbe. Dallo stupore di trovarsi in un "teatro vero", alla meraviglia di poter assistere ad una storia, letta tante volte come Pinocchio, trasformata in musica e ballo. Risate, angoscia, tristezza, gioia, hanno attraversato i loro visini in quasi tre ore di spettacolo. E' stato veramente un viaggio emozionante!mela 3.0http://www.blogger.com/profile/12718454146041066787noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-321523201518562270.post-22564987877846685682017-03-17T09:57:00.003+01:002017-04-10T16:49:01.212+02:00Oggi andiamo… A superare i nostri limiti<span lang="IT"></span><span style="font-family: Calibri;"><div align="LEFT" dir="LTR">
È proprio così che è andata. Hey Cate dove te ne vai questo fine settimana? All’Abetone mamma. Perché? A fare la gara. Una gara??? Certo, una gara di sci, dai mamma, te l’avevo detto no? E così venerdì sei partita e Domenica hai fatto la tua prima gara di sci, 7° toscana, al telefono mi hai detto: mamma tutto bene! Sono arrivata fino alla fine!</div>
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Infatti. Fino alla fine. Perché tu sei così: se parti sta pur certa che arrivi, dovessi cadere e rialzarti 10 volte. Non sei di quelle che si perdono per strada. Se dici una cosa, è quella. E io sono così orgogliosa di te. Ma non per la gara, né per la classifica. Sono orgogliosa di te per questo tuo carattere, per la tua forza, per il tuo pensare alle cose, perché non sei mai stata una che si butta nelle cose e poi si tira indietro, tu pensi, pensi molto e quando poi parti arrivi fino in fondo. E così hai aggiunto un altro mattoncino alla tua personalità, un altro passo nel viaggio della crescita.</div>
</span><br />mela 3.0http://www.blogger.com/profile/12718454146041066787noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-321523201518562270.post-39073978897852883262017-02-24T15:40:00.000+01:002017-02-24T15:40:49.460+01:00Perché: Dove andiamo oggi?<span style="font-family: Calibri;"><div align="LEFT" dir="LTR">
<span style="font-family: Calibri;">Se avessi 1euro per tutte le volte che la PiccolaPeste ha pronunciato la frase "Dove andiamo oggi?" a quest’ora… No, non sarei milionaria, ma qualche migliaia di euro da parte le avrei. È che lei è così: curiosa, instancabile, indomabile. Ricordo ancora quando all’età di 18 mesi la portammo in un bellissimo resort in Sardegna, di quelle vacanze che quando le prenoti dici "mi è costata un occhio ma cavolo mi voglio proprio rilassare!", il terzo giorno dopo che aveva esplorato ogni singolo angolo del villaggio e della spiaggia annessa, dopo colazione ci guarda e ci fa "Dove andiamo oggi?". Il panico. Vagli a spiegare che eravamo a 40 minuti d’auto dal primo centro abitato e dovevamo star lì a goderci il sole, il mare, a fare castelli e raccogliere conchiglie… Lei ci guardava e annuiva e poi "Sì, ho capito, ma poi… dove andiamo?". Ecco. Appunto. </span></div>
<span style="font-family: Calibri;">Con l’andare del tempo ho capito che dietro quella richiesta c’era la sua infinita curiosità, mista al suo temperamento agitato per cui proprio non può stare ferma in un posto più di due minuti di fila. E così un po’ per gioco un po’ per necessità ho cominciato ad assecondare le sue richieste e pur non potendoci permettere di stare sempre in viaggio, ho sempre cercato di far "viaggiare" lei, e adesso anche sua sorella, un po’ fisicamente e un po’ con la fantasia. Finché i nostri viaggi non sono diventati così tanti e così divertenti da sentire la necessità di scriverli. E così nasce il nuovo Mela_Blog… Dove andiamo oggi?</span></span>mela 3.0http://www.blogger.com/profile/12718454146041066787noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-321523201518562270.post-51235907356281831862016-12-23T09:25:00.000+01:002016-12-23T09:25:21.922+01:00Natale<dir>
<span style="font-family: Calibri;"><span lang="IT"><div align="LEFT" dir="LTR">
Che anno denso e strano questo 2016. Attimi di felicità pura, di orgoglio, alternati a momenti di frustrazione e conseguente sbrocco… che dire… Un anno in cui sono successe tante, troppe cose. Come i miei 40 anni per esempio, una nuova consapevolezza, un giro di boa, una presa di coscienza che "no non sono vecchia, sono sempre io epperò… però ho 40 anni". E poi il Prof, che riesce sempre a stupirmi, che si è reinventato gelataio, dopo un anno sabbatico passato a studiare, sperimentare, capire la chimica degli alimenti, l’alchimia dei gusti, il bilanciamento (come dice lui e che poi è il termine corretto) del gelato, ha aperto una gelateria, coronando così il suo sogno di bambino. La mia PiccolaPeste che dopo un fine primo anno di elementari un po’ così, si è impegnata, è cresciuta, ha fatto la sua prima vacanza family-free con nonni, zii e cuginetti per tornare in seconda elementare a darmi grosse grossissime soddisfazioni, non solo scolastiche ma anche sportive. E GranDama che guardarla è sempre una sorpresa, ti giri un attimo e puff, è "grande", ma grande vera, non solo perché va alla materna ma perché lei è così, indipendente e trasgressiva, ma troppo simpatica! E io in mezzo a tutto questo caos che è la vita e che va così veloce che non riesco a starle dietro. Vorrei poter fermarmi un attimo, allontanarmi venti passi da me, da loro e dal mio quotidiano e guardarmi così per un giorno o per un’ora, perché a volte quando sei nel mezzo al vortice non riesci veramente a capire che succede, non riesci a guardare bene negli occhi le persone che ami, a domandare con lo sguardo "va tutto bene? Sei felice? Io sono qui. Sempre qui accanto a te" ed è solo questo che vorrei dire ai miei tesori, che voglio che abbiamo sempre chiaro, anche a Natale: Io sono qui. Ed è esattamente qui che desidero essere. Buon Natale a tutti e a tutti quelli che amate.</div>
</span></span><span style="font-family: Calibri;"></span></dir>mela 3.0http://www.blogger.com/profile/12718454146041066787noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-321523201518562270.post-1778066369923636852016-07-12T16:58:00.001+02:002016-07-12T16:58:37.100+02:00Quando non riesci a dormire<dir>
<span style="font-family: Calibri;"><span lang="IT"><div align="LEFT" dir="LTR">
Mi sono sempre chiesta come facessi a dormire prima di Loro. Dormire nel senso più alto del termine, ossia cadere in uno stato di trance da cui non mi svegliava neanche il temporale figurarsi una vocina che chiama "mamma". Come farò? Pensavo. Invece. Non ho mai saputo come sia successo ma sia per Caterina che per Annalisa mi sono sempre svegliata al primo "Eh…" non ho dato mai a nessuna delle due il tempo di farlo diventare "U’nghe!". E così l’altra notte ho sentito "mamma", con quella voce schietta e sicura, era Annalisa. L’ho portata nel lettone. Dopo un paio d’ore sento una manina che mi tocca il braccio "posso?" "ma certo amore" era Caterina. Sono arrivate e il sonno è svanito. Scacciato da un pensiero e poi da un altro e un altro ancora. Quando non riesci a dormire il mondo assume delle connotazioni strane e preoccupanti, avrò fatto questo? Avrò fatto quello? Cosa dovevo fare domani? L’inevitabilità delle liste… devo passare qui, devo passare lì, devo telefonare a… E i sensi di colpa, sarò una buona madre? Perché mia figlia non vuol leggere? Dovrei insistere di più per farla leggere? Dovrei chiedere il part time per seguirla nei compiti? Oddio! Come farò adesso che anche Annalisa andrà alla materna e usciranno entrambe alle 16 da scuola? Io lavoro fino alle 17! Che ricordo avranno della loro madre? Una sciagurata sempre di corsa?! Una che non c’era mai?! Dalla veneziana cominciano a entrare le prime luci dell’alba e qualche uccellino comincia a cinguettare al nuovo giorno. Mi giro e loro sono lì, una rannicchiata, l’altra a braccine e gambe aperte che russa piano. Le guardo e come mi succede sempre, quando le guardo con calma, non per vedere se sono a posto o per sgridarle, quando le guardo con calma per guardarle e basta, penso: le mie bambine. LE-MIE-BAMBINE. MIE. BAMBINE. E il cuore fa "Poff!!" che per me sarebbe il suono di quando si apre un paracadute no? POFF!!! Il cuore si allarga, si apre, il battito rallenta e resto lì cullata dal vento delle emozioni a bearmi del mio personalissimo panorama. Allora le abbraccio tutte e due, che ancora mi ci entrano in un abbraccio solo, e mi addormento con l’odore dei loro capelli sotto il naso. Un odore che, ne sono certa, non riuscirò a scordare neanche quando avranno vent’anni. </div>
</span></span></dir><span style="font-family: Calibri;">
</span>mela 3.0http://www.blogger.com/profile/12718454146041066787noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-321523201518562270.post-75085861256499070522016-07-06T15:20:00.001+02:002016-07-06T15:20:49.626+02:00Film e Libri che mi sono piaciuti ultimamente<strong>"Purity" - Jonathan Franzen</strong> <br />
Quello che mi piace di Franzen è che riesce a prendere una parola o un concetto e ci costruisce un intero libro. E che libri! Come per "Le correzioni" e "Libertà" anche "Purity" è al tempo stesso una parola, un concetto, un filo conduttore e in questo caso anche il nome della protagonista del libro: Purity Tyler. Purity, purezza, candore, è questo quello a cui aspirano tutti i protagonisti del libro. Ma ovviamente questo non è possibile, perché la natura umana non è pura, perché per raggiungere la purezza siamo costretti a scendere a compromessi e quei compromessi comprometteranno inevitabilmente il candore avvelenando la vita di chi lo persegue. Non aspettatevi una lettura semplice, "estiva", Franzen non lo è mai. Ma l'architettura delle sue storie, la precisione della scrittura, l'uso efficace e attento delle parole, il suo modo di porre il lettore di fronte ad ogni punto di vista è a dir poco geniale.<br />
<br />
<strong>"Mi chiamo Lucy Barton" - Elizabeth Strout </strong><br />
Letto in tre giorni, questo libricino a metà tra un racconto e un romanzo è stato veramente una rivelazione. Elizabeth Strout ha uno stile schietto, familiare, dà la sensazione di leggere una lettera inviata da una cugina o da una sorella. La storia è quella di Lucy Barton, donna dall'infanzia difficile che si scopre scrittrice perché come dice lei stessa attraverso uno dei personaggi "ciascuno ha soltanto una storia. Scriverete la vostra unica storia in molti modi diversi. Ma tanto ne avete una sola". E la storia di Lucy parla soprattutto del rapporto madre-figlia e di quanto, nonostante le circostanze, questo sia indissolubile. Di come ciò che ci succede durante la vita, dalle più piccole cose fino a quelle più importanti, ci influenzino e ci condizionino e di come in qualche modo scegliamo di andare avanti.<br />
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<strong>"Annie, la felicità è contagiosa"</strong><br />
E' un periodo che le bimbe più che i cartoni animati mi chiedono di vedere dei film. Su SKY se ne trovano di veramente carini per i bambini ma questo è esattamente il tipo di film che definirei: per tutta la famiglia. A parte che è un musical e io ADORO i musical! Ma anche la storia è bella e secondo me "istruttiva". Senza contare che vedere una seienne e una duenne ballare e cantare (in inglese...ah! ah! ah!) per la casa non ha prezzo!<br />
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<strong>"Alice attraverso lo specchio"</strong><br />
Qui è proprio un altro paio di maniche perché tra effetti speciali e rocambolesche scene in 3D questo è un film che tiene proprio incollati alla poltroncina. La Peste è una fan di Alice e il cappellaio ormai è un amico di famiglia. Mi piace l'atmosfera onirica di sottomondo e che vi devo dire... andate a vederlo secondo me vi divertirete quanto noi!mela 3.0http://www.blogger.com/profile/12718454146041066787noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-321523201518562270.post-9468374187384978912016-06-09T12:11:00.004+02:002016-06-09T12:14:22.153+02:00Avere 6 anni<span style="font-size: x-small;"><dir>
<span style="font-family: Calibri;"><span lang="IT"><div align="LEFT" dir="LTR">
<span style="font-size: small;">Cara Peste, </span></div>
<span style="font-size: small;">
</span><div align="LEFT" dir="LTR">
<span style="font-size: small;">sono io, la tua mamma, ti scrivo questa lettera per ricordarmi e per ricordarti com’è adesso la tua e la nostra vita. Fare la mamma non è sempre semplice, anzi, non lo è quasi mai. Il problema di fare la mamma è che non ci sono maestre ad insegnarti come si fa e non ci sono libri di esercizi per prepararsi. Ci si improvvisa, si sperimenta, si prova, si segue il cuore soprattutto. È che purtroppo a volte ci si dimentica di quando non si era mamme ma figlie, ci si scorda di essersi sporcati, di aver rotto le cose, ci si scorda di aver gridato, battuto i piedi, fatto i capricci, ci si dimentica di non aver avuto voglia di fare i compiti o di stare seduti a tavola, eppure lo abbiamo fatto tutti. Anche io. E hanno sgridato anche a me. Mi hanno messa in punizione e spesso ho beccato anche qualche sberla, ma non ricordo che i miei genitori mi abbiano mai dato l’impressione di non volermi bene. So che a volte perdo la pazienza e vorrei dirti che tu beh… non sei proprio una bambina facile, non lo sei mai stata. Però sei una bambina, sei la mia bambina e io ti voglio un mondo di bene e te lo voglio così come sei. E forse non te lo dimostro abbastanza perché presa come sono ad educarti, a dirti cosa fare, come comportarti, non mi rimane il "tempo" di dirti quanto invece sono orgogliosa di te. Avere 6 anni Peste è una cosa bellissima, difficile e bellissima e che non ritornerà, ci saranno tante età nella tua vita e tante cose belle, ma 6 anni li avrai una volta sola. Avere 6 anni vuol dire ridere e piangere senza un perché, vuol dire impuntarsi, prendere posizioni come un adulto, ribadire i tuoi pensieri, quello che tu vuoi, le tue paure che noi grandi a volte non capiamo o riteniamo piccole, quando invece per te sono enormi. Avere 6 anni significa trovarsi davanti ad un piccolo adulto che sa vestirsi, sa controllare i propri bisogni, sa quando ha fame e quando deve andare in bagno e sa come farlo, ma questo non significa necessariamente che abbia voglia di farlo a comando. Avere 6 anni è sapere di dover fare delle cose, di essere in grado di farle ma non averne voglia. È quella lotta interiore continua tra restare bambini e giocare o diventare grandi e adempiere i propri doveri, e diventare grandi è un percorso lungo amore mio e purtroppo inevitabile. Avere 6 anni è vederti giocare con tua sorella mettendosi al suo livello con pazienza e dedizione molto più di noi adulti, vedere come ogni giorno questo tuo amore per lei l’aiuta a crescere. Avere 6 anni è vederti cominciare a leggere i tuoi libri preferiti, chiedere cosa significano le parole, veder crescere il tuo interesse per il mondo che ci circonda. Avere 6 anni è bello perché cominci a capire che stai crescendo e fa paura proprio per questo. Avere 6 anni è ribadire anche piangendo e battendo i piedi che sei ancora una bambina, che crescerai è vero, ma non c’è nessuna fretta.</span> </div>
</span></span></dir><span style="font-family: Calibri;">
</span></span><dir><span style="font-size: x-small;">
<span style="font-family: "calibri";"><span lang="IT"><div align="LEFT" dir="LTR">
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mela 3.0http://www.blogger.com/profile/12718454146041066787noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-321523201518562270.post-21779554056890716132016-06-01T09:33:00.000+02:002016-06-01T09:34:03.766+02:00Il dramma della corsia 6La vita è fatta così. Si passano mesi a volte anni a fare le stesse cose e poi... all'improvviso c'è il salto. Si innesca qualcosa per cui, naturalmente, le cose evolvono. Sabato mattina la Peste ha nuotato. Sì lo so, solo una settimana fa ha fatto le prime due bracciate ma sabato ha nuotato. Mezza vasca eh, saranno state sei le bracciate ma insomma le ha fatte, senza paura, senza troppi spruzzi e senza stare appiccicata al bordo. Così il "maestro", il suo adorato maestro, con cui ormai ha un rapporto morboso al punto che si danno appuntamento perfino alle giostre per poi salutarsi da lontano, lui dall'alto dei suoi 20 anni e lei con i suoi 6 e gli occhi a cuore. "Lui" "Maestro" di cui non ricorda o non vuole dirmi il nome le ha detto - Sei pronta per la corsia 6 -. Ecco. Dramma. Adesso sappiamo fare le bracciate, potremmo nuotare, finalmente... Ma PiccolaPeste non vuole lasciare "Maestro". La vita è fatta così.mela 3.0http://www.blogger.com/profile/12718454146041066787noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-321523201518562270.post-20910293032299311882016-06-01T09:29:00.002+02:002016-06-01T09:29:20.288+02:00E si riparla di viaggi<dir><span style="font-family: Calibri;"><span lang="IT"><div align="LEFT" dir="LTR">
- Ehy GranDama che ne pensi di fare un bel viaggetto con l’aereo?</div>
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- Bello ‘ereo!!!</div>
<div align="LEFT" dir="LTR">
- Ti piace? Non hai paura?</div>
<div align="LEFT" dir="LTR">
- Nooo. Pace ‘ereo…. Vvvvvvhhhh!!!</div>
<div align="LEFT" dir="LTR">
- Ma ci devi salire sopra per viaggiare lo sai? </div>
<div align="LEFT" dir="LTR">
(….)</div>
<div align="LEFT" dir="LTR">
- E poi l’aereo parte e va su nel cielo alto alto. Allora, ci vuoi andare?</div>
<div align="LEFT" dir="LTR">
- Si! Peò guido io!</div>
<div align="LEFT" dir="LTR">
- Ah… ehm…</div>
</span></span></dir><span style="font-family: Calibri;">
</span>mela 3.0http://www.blogger.com/profile/12718454146041066787noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-321523201518562270.post-48279673594465873762016-05-23T11:53:00.000+02:002016-05-23T11:53:22.373+02:00Qui si parla di viaggi<ul><span style="font-family: Calibri;"><span lang="IT"><div align="LEFT" dir="LTR">
- Peste ti piacerebbe viaggiare con la mamma?</div>
<div align="LEFT" dir="LTR">
- Si! Andiamo a Follonica al mare vero?</div>
<div align="LEFT" dir="LTR">
- Si ci andiamo, ma io dicevo viaggiare con l’aereo come quando eri piccola ti ricordi? </div>
<div align="LEFT" dir="LTR">
- Si!</div>
<div align="LEFT" dir="LTR">
- E poi vedere le città, anche senza mare o senza sciare, giocare a fare le turiste, fare le foto… cose così…</div>
<div align="LEFT" dir="LTR">
- Si mamma mi piacerebbe molto.</div>
<div align="LEFT" dir="LTR">
- Bene, e dove vorresti andare se potessi scegliere?</div>
<div align="LEFT" dir="LTR">
- Per prima cosa vorrei andare un’altra volta in Spagna! Io adoro la Spagna!</div>
<div align="LEFT" dir="LTR">
- Bene. Spagna si può fare. Poi?</div>
<div align="LEFT" dir="LTR">
- Poi vorrei andare ai Caraibi</div>
<div align="LEFT" dir="LTR">
- Eh… magari… Speriamo di poterci andare un giorno…</div>
<div align="LEFT" dir="LTR">
- E poi mamma vorrei andare a Romagna…</div>
<div align="LEFT" dir="LTR">
- Dove?</div>
<div align="LEFT" dir="LTR">
- A Romagna, sai dove ci sono i delfini…</div>
<div align="LEFT" dir="LTR">
- Ah! In Romagna!</div>
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- Si in Romagna! Perché oh mamma ho visto in TV che ci sono i delfini e poi c’è tutta l’Italia che tu passeggi e ti senti un gigante!</div>
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- L’Italia in miniatura! Sai che anche la mamma da piccola c’è andata!</div>
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- Davvero mamma? Ecco si… vorrei andare anche in Romagna.</div>
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- Bene amore vedremo cosa si può fare: Spagna, Caraibi e Romagna.</div>
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Almeno abbiamo delle idee per i prossimi viaggi :D </div>
</span></span></ul>
<span style="font-family: Calibri;">
</span>mela 3.0http://www.blogger.com/profile/12718454146041066787noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-321523201518562270.post-8949803935854677672016-05-11T14:59:00.001+02:002016-05-11T15:00:02.583+02:00PiccolaPeste e il nuoto<br />
<span lang="IT"><div align="LEFT" dir="LTR">
È un anno che PiccolaPeste segue i corsi di nuoto. È il nostro appuntamento del sabato mattina. Son quelle cose che sai che faresti comunque anche se non imparasse mai, perché è il nostro piccolo momento a due, in cui chiacchieriamo negli spogliatoi, ci abbracciamo mentre gli asciugo i capelli, è una cosa nostra, se io non posso non delego il Prof non andiamo e basta. E quindi dicevo è un anno, il nuoto non è propriamente lo sport per lei, ma la piscina gli piace e non ha mai voluto interrompere tranne piccoli intervalli in cui eravamo al mare o per le vacanze natalizie. Anche se… il suo rapporto col nuoto non è stato sempre rose e fiori: prima abbiamo dovuto superare lo scoglio del freddo, poi la paura enorme di non toccare, poi quella dei tuffi, infine quella della presenza rassicurante dell’istruttore. Insomma un anno c’è voluto tutto per prendere confidenza con questo sport…. Sabato mattina è avvenuto il miracolo. Istruttore fuori dall’acqua, PiccolaPeste si stacca dal bordo comincia a "scivolare" e fa due bracciate. DUE BRACCIATE. Generalmente non sono una di quelle mamme che sta attaccata al vetro, sbraccia per farsi vedere, parla da sola come se il figlio/a fosse lì e potesse sentirla o attacca bottone con tutti finchè non trova la mamma di uno/a che frequenta lo stesso corso e allora l’ammorba… ok un po’ ero così anch’io all’inizio… ma dopo un anno sono semplicemente quella un po’ defilata che con un occhio spippola sul wozzap e con uno controlla che la figlia non affoghi. Ma sabato è accaduto l’imprevedibile. Ero lì sul gruppo wozzap delle mamme a spettegolare quando eccola che parte: Scivolo-Ta-Ta-Bracciata-Bordo. Devo essere rimasta con la mascella calata qualche minuto perché alla fine la mamma accanto a me sulla panchina mi fa "Quando ha fatto le prime bracciate da sola la mia ho stappato una bottiglia di prosecco". Bello sapere di non essere soli!</div>
</span>mela 3.0http://www.blogger.com/profile/12718454146041066787noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-321523201518562270.post-33462241811963221382016-05-04T09:49:00.002+02:002016-05-04T09:50:12.851+02:00La gita della prima<span lang="IT"><div align="LEFT" dir="LTR">
Ieri sera ha preparato il suo zainetto con cura. Ha ascoltato tutte le mie raccomandazioni con pazienza, poi si è assicurata che il Prof mettesse la sveglia all’ora giusta. A letto mi ha confidato tutti i "pessimi" della prima A e della prima B secondo lei, mettendo anche sé stessa tra quelli che disturbano la lezione ma tant’è… almeno ne è consapevole. Poi mi ha detto "mamma abbracciami" e si è girata per dormire anche se i piedi, che non tradiscono mai le emozioni, hanno continuato a muoversi per un altro bel po’. Stamani si è svegliata, vestita e lavata senza fare neanche un capriccio, ed era pronta 15 minuti prima dell’ora stabilita per la partenza. Mi ha ripetuto tutte le raccomandazioni che le avevo fatto, mi ha dato un bacio e poi il Prof l’ha accompagnata al pullman, per la sua prima vera gita. Adesso PiccolaPeste è sul pullman, passerà un’intera giornata con i suoi amichetti in un parco da favola, farà tutto quello che fa di solito ma lo farà a due ore e mezzo da casa, senza aiuti, in autonomia, forse si sentirà grande o forse spersa, ma sicuramente le emozioni di oggi gli resteranno dentro per un bel pezzo. E anche a noi. </div>
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</span>mela 3.0http://www.blogger.com/profile/12718454146041066787noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-321523201518562270.post-71723089762055169932016-05-03T10:44:00.001+02:002016-05-03T10:46:26.827+02:00Lavoro e famiglia<span lang="IT"></span><div align="LEFT" dir="LTR">
<span lang="IT">Stamani ho fatto un rapido conto, nemmeno io so quanto preciso, sicuramente è al ribasso non comprendendo i pasti che dipendono sempre dalle presenze, comunque 300euro al mese per 11 mesi, per due anni fa 6600euro se teniamo conto che ho due figlie ed entrambe hanno frequentato il nido ecco che arriviamo a 13200euro. Sorprendente eh?! Teniamo conto anche che l’azienda per cui lavoro non ha nessun tipo di rimborso o contributo asilo. Teniamo conto anche del fatto che mio marito è artigiano, ergo lavoratore indipendente, ergo paternità inesistente e nel calcolo dell’ISEE il suo reddito fa si che non possiamo percepire rimborsi. Dopo questa breve premessa ci si può rendere conto di quanto genitorialità e lavoro, almeno nel nostro caso vadano a braccetto, ma sarebbero andate a braccetto comunque perché se non avessimo lavorato non avremmo avuto bisogno del nido. </span></div>
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Come sempre il problema è la possibilità di scelta che semplicemente: non esiste nel nostro paese. Mio marito non ha potuto scegliere se prendere o meno il congedo parentale, semplicemente non era previsto per lui. Io non ho potuto scegliere di seguire le mie figlie fino alla scuola materna perché i mesi previsti di maternità coprono a malapena il primo anno di vita. Al solito mandare i figli al nido non è stata una scelta, semplicemente non ne avevamo altre non avendo nonni disponibili e non volendo contare solo su una baby-sitter. </div>
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Secondo me finchè i genitori non verranno messi nelle condizioni di poter realmente scegliere, in base alla propria idea di famiglia, di gestione del tempo e di priorità che ovviamente cambiano con l’età e con le esigenze dei figli, non potremmo definirci uno stato che ha a cuore i propri cittadini, perché se è vero che l’Italia è una repubblica basata sul lavoro è anche vero che quella repubblica è fatta di persone e di famiglie.</div>
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Questo post partecipa al blogstorming<a href="http://genitoricrescono.com/tema-del-mese-lavoro/"> http://genitoricrescono.com/tema-del-mese-lavoro/</a></div>
</span><br />mela 3.0http://www.blogger.com/profile/12718454146041066787noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-321523201518562270.post-9277303567024821682016-04-29T09:37:00.003+02:002016-04-29T09:39:37.024+02:00"Parallelamente"<span lang="IT"></span><div align="LEFT" dir="LTR">
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<span style="font-family: "calibri";">Si apre il sipario e le note dei Pink Floyd riempiono il cinema teatro, il palco è vuoto e in fondo sulla tela si vedono solo due riquadri bianchi di quelli dove vengono proiettate le immagini, quattro figure bianche entrano e cominciano a costruire un muro al centro del palco con dei grossi blocchi che sembrano calcestruzzo, vengono proiettate immagini di muri in entrambi i riquadri che adesso appaiono divisi dal muro.</span></div>
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<span style="font-family: "calibri";">
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<span style="font-family: "calibri";">Seconda scena, le figure bianche portano un letto, un comodino, un tavolo e una sedia in entrambi i lati del palco divisi dal muro, da una parte entra una bambina col suo pigiamino comincia a vestirsi per andare a letto, dall’altra entra un ragazzo in carrozzella, due figure bianche cominciano a prepararlo per andare a dormire, intanto nei rispettivi riquadri alle loro spalle vengono proiettate immagini dei bambini nelle loro camerette, che si svegliano, si lavano i denti, si pettinano e di ragazzi disabili che vengono aiutati a fare le stesse cose. Stessa cosa per il risveglio, la bambina si alza. Toglie il pigiama, mette il grembiule e si siede a tavolino a fare colazione, il ragazzo viene aiutato ad alzarsi a togliere il pigiama a indossare una camicia e aiutato a fare colazione.</span></div>
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Terza scena i bambini e i ragazzi del centro diurno entrano in scena, ognuno dalla loro parte del muro, un pulmino di cartone portato dai bambini attraversa il palco, i bambini scendono nella loro parte di palco, lì salgono i ragazzi del centro che portano il pulmino dalla loro parte e mentre scorrono le immagini della scuola e delle attività del centro nei rispettivi riquadri.</div>
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Suona la campanella, i bambini giocano con un aquilone che ad un certo punto cade dall’altra parte del muro. Un ragazzo del centro prende l’aquilone e comincia ad aggiustarlo mentre i bimbi cantano "The Wall". Alla fine l’aquilone riparato viene lanciato dalla parte dei bambini che felici si gettano contro il muro e lo abbattono. Ragazzi e bambini adesso sono insieme al centro del palco e cantano "l’aquilone", la canzone finale del film "mary poppins" e intanto le immagini sono quelle dei nostri figli e della collaborazione con questi ragazzi del centro durante tutto l’anno, i loro abbracci, le risate, le facce buffe. "Stasera NOI abbiamo deciso di abbattere il muro" dice la scritta.</div>
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"Parallelamente", questo è il titolo dello spettacolo che quest’anno hanno messo in scena il centro diurno "Il sole" e i bambini delle classi prime della scuola primaria. Lo spettacolo anche quest’anno è la naturale conclusione di un progetto che va avanti da inizio anno scolastico. Del progetto avevo già parlato in questo <a href="http://mela-melablogger.blogspot.it/2015/11/il-sole.html">post</a> sullo spettacolo dell’anno scorso, ma ci tenevo a ribadire l’importanza di questa esperienza e la grande ricchezza e insegnamento che ne traggono i nostri figli. Io posso solo dire che mi sono emozionata molto, che mi ha emozionato lo spettacolo ma anche e soprattutto la naturalezza con cui bambini e ragazzi si scambiavano pacche e abbracci alla fine, i loro ringraziamenti a questo o a quello, le loro grida di gioia e le risate. Grazie.</div>
</span><br />mela 3.0http://www.blogger.com/profile/12718454146041066787noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-321523201518562270.post-57419604744388614062016-04-27T15:20:00.002+02:002016-04-27T15:20:42.072+02:00Io sarei anche minimalista ma…<div align="LEFT" dir="LTR">
<span style="font-family: Calibri;">Che io, di natura, sarei anche una persona minimalista. Non è che non mi piacciano gli oggetti o che riesco a farne a meno è solo che riesco a non "strafare", che non è poco è di questi tempi. In più odio gli sprechi, già, mi mandano il sangue al cervello. Per me avere due cose o più che assolvono la stessa funzione pare inutile, comprare una cosa nuova per sostituirne una ancora funzionante un’assurdità. Con queste premesse dovrei vivere nel minimalismo più sfrenato… E invece no. Il motivo è semplice: sono figlia di un accumulatore seriale. Non siamo ancora ai livelli che non si entra in casa dalla roba stipata che c’è ma… credetemi se vi dico che è solo perché abbiamo altri posti (garage/cantine) da riempire. Insomma è una battaglia persa, io sistemo, riordino, classifico e infine, siccome qualcosa si può buttare ma buttare roba nuova o funzionante proprio non ce la faccio, ridistribuisco. Così succede che quando io ho finito, lui ricomincia. Il problema non sarebbero nemmeno la quantità di inutili cianfrusaglie che propina alle mie figlie, quelle le butto senza rimpianto, o quelle che propina a me, in tre natali ho ricevuto ben due affetta verdura e una macchina per fare il pop corn, il problema è che io le verdure le affetto col coltello e i pop corn quelle due tre volte l’anno in cui li facevo, li potevo fare benissimo con pentola e coperchio come ho sempre fatto. Il problema è che lui non butta niente. N.I.E.N.T.E. Dice che "non si sa mai può tornare utile". Odio questa frase. Io ho un mantra completamente diverso: tutto quello che non è stato utilizzato negli ultimi due anni vuol dire che non serve. Semplice no? Ovvio che ci sono delle eccezioni ma credetemi, sono veramente poche. E comunque è una contrattazione continua, se riesco a fargli buttare via qualcosa, ancora prima che riesca a ripulire e riordinare l’angolo svuotato, lo trovo di nuovo occupato e così via. Ed è proprio questo il problema, non gli oggetti in sé ma la privazione dello spazio. A cosa serve una casa grande se un intero piano è invivibile? A cosa un garage se non ci si può mettere l’auto? A cosa una cantina se non hai neanche il coraggio di scenderci per la paura di quello che può esserci? Insomma è una guerra e in guerra si sa chi la dura la vince e io non sono una combattente, dopo un po’ mi arrendo, penso che in fondo è roba sua e che se voglio posso fare decluttering a casa mia ma non a casa degli altri e si… in fondo in fondo penso anche che è mio padre e che se ha tenuto la culletta di vimini dove dormivo appena nata forse è perché per lui è un bel ricordo.</span></div>
mela 3.0http://www.blogger.com/profile/12718454146041066787noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-321523201518562270.post-18268929600765330742016-04-20T16:23:00.002+02:002016-04-20T16:23:48.750+02:00La primavera<div align="LEFT" dir="LTR">
<span style="font-family: Calibri;">Sono giornate strane queste. In montagna la primavera è sempre una stagione sfuggente. A volte non la riconosciamo perché si nasconde, sotto un vento gelido ad esempio, come in questi giorni. Altre volte te la trovi prepotentemente davanti, come quando alzi gli occhi e vedi che già metà della montagna è diventata verde e nei prati è un tripudio di margherite, bucaneve, primule e violette. I bambini sono come la primavera. Ti giri un attimo e sono sbocciati. A volte ho paura di stare girata troppo a lungo e voltarmi quando ormai è troppo tardi, quando i petali sono tutti aperti e perdere la magia di quel lentissimo crescere. Così a volte la mattina mi intrufolo nei loro letti per svegliarle e mi perdo in quell’odore tipico dei bambini, quell’odore che sa di sogni, speranze, emozioni, quell’odore che trasmette emozioni, quell’odore che hanno solo le cose buone, il pane sfornato, i lamponi maturati al sole, il bosco dopo la pioggia. I bambini sono come la primavera. A volte sono come vento gelido altre sono un prato fiorito, bisogna solo avere pazienza, bisogna non distogliere lo sguardo ma avere fiducia. Bisogna sperare e amare, amare e aspettare. La primavera è meravigliosa per chi non ha fretta. </span></div>
mela 3.0http://www.blogger.com/profile/12718454146041066787noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-321523201518562270.post-38244390784083808612016-04-14T10:31:00.002+02:002016-04-14T10:31:43.119+02:00I pensieri di una secondogenitaL'altra sera uscita dal nido GranDama è voluta andare a vedere i pesci rossi alla fontana, siamo arrivate e i pesci erano in tre, uno più grande, uno medio e uno piccolino, GranDama li guarda e mi fa:<br />
"Guadda pesci mamma! C'è chello gosso... c'è chello babbo, c'è chello mamma e c'è chello piccino piccino"<br />
Poi dopo un attimo di esitazione mi fa...<br />
"E la sua Cate ov'è??"<br />
"Cate è a casa tesoro, ha la febbre"<br />
"No-o la sua Cate!!!"<br />
Cioè lei cercava un altro pesce.... nel suo immaginario se quella era una famiglia ci doveva essere anche una Cate per quel pesciolino piccino... Io sono figlia unica e quello che mi sono sempre sforzata di capire da quando è nata GranDama è cosa lei pensa, cosa prova nei nostri confronti, nei confronti della sorella e... niente... la mia secondogenita mi stupisce sempre!<br />
mela 3.0http://www.blogger.com/profile/12718454146041066787noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-321523201518562270.post-78299168597462946202016-04-07T16:49:00.001+02:002016-04-07T16:49:13.252+02:00Ansia da spannolinamento 2… a volte ritorna!<span lang="IT"><div align="LEFT" dir="LTR">
Rieccoci. Pensavate che al momento di spannolinare la secondogenita avrei saputo già tutto e non avrei ammorbato il prossimo con la mia ansia eh… e invece no. Eccola lì è tornata. Puntuale come l’agenzia delle entrate. Al compimento dei 2 anni e mezzo di GranDama l’ansia da spannolinamento è tornata ad albergare in un angolo del mio cervello, da prima ha tolto le ragnatele che si erano formate in questi 4 anni poi si è sistemata per benino, adesso comincerà ad allargarsi, prima poco, poi un po’ di più, finchè il pensiero fisso del mio unico neurone non sarà: "Devo togliere il pannolone. Devo togliere il pannolone. Devo togliere il pannolone". Eh… già… non ve l’ho detto ma, ho già comprato un pacco da quattro di mutande scrause, adesso so già come andrà… comprerò altre 10 paia di mutande dopodichè inizierà l’ansia vera. Il fatto di esserci già passata non sta attenuando affatto la sensazione di non farcela, non so perché. GranDama dal canto suo non vuole proprio toglierlo il pannolone anzi! L’altra sera prima di fare la doccia si aggirava tutta nuda per il bagno avvicinandosi e allontanandosi dal vasino come se lo studiasse, poi si è accovacciata lì accanto e fatto la pipì sulle mattonelle, il tutto continuando a guardare il vasino come a dire "io la faccio dove mi pare, è inutile che stai lì!". Non ce la faremo mai.</div>
</span>mela 3.0http://www.blogger.com/profile/12718454146041066787noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-321523201518562270.post-8696465413139815582016-04-04T12:33:00.002+02:002016-04-04T12:34:11.881+02:00Cosa pretendiamo da un bambino di sei anni?<span lang="IT"><div align="LEFT" dir="LTR">
Prendo spunto da <u><a href="http://www.mammafelice.it/2016/04/04/ma-cosa-pretendete-dai-bambini-di-6-anni/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+MammaFelice+%28Mammafelice%29">questo</a></u> articolo di MammaFelice per parlare di un argomento che mi sta molto a cuore e cioè cosa pretendiamo dai nostri figli? Cosa pretendiamo non solo a 6 anni ma anche a 1 anno a 3… ve lo siete mai chiesti? Io me lo chiedo continuamente da quando è nata Caterina e ogni volta la risposta che mi do è sempre la stessa: da lei non pretendo ma PER lei pretendo la serenità! E questo è possibile tenendo presente due semplici regole: non bruciare le tappe e non limitare la loro autonomia. Apparentemente potrebbero sembrare due cose contrastanti ma vi è mai capitato di vedere dei genitori che pretendono che i figli di 2-3 anni si arrampichino sugli scivoli o sui vari giochi del parco anche se hanno un’evidente paura e poi al momento della merenda non gli fanno mangiare da soli uno yogurt per paura che si sporchino? Che messaggio ricevono questi bambini, in entrambi i casi si sentiranno inadeguati, da un lato perché non vogliono/possono fare qualcosa che i genitori desiderano dall’altro perché vorrebbero fare qualcosa che loro sanno di poter fare o hanno il desiderio di imparare a fare e gli viene detto che non ne sono capaci. In entrambe le situazioni non saranno sereni. </div>
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Quest’anno con l’ingresso in prima elementare di Caterina ne ho sentite di tutte. Dal devono imparare a leggere entro Natale, al devono imparare a fare i compiti da soli, al più generico responsabilizzarsi, mai nessuno che dicesse: vorrei semplicemente che mio figlio/a a scuola fosse sereno, che avesse intorno un ambiente stimolante ma alla sua portata, che impari ad affrontare con serenità le inevitabili frustrazioni che le novità comportano. Nessuno. </div>
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Io non sono un genitore infallibile, come mamma mi è preso lo sconforto più di una volta e non ho mai avuto la presunzione di fare bene ma ho sempre cercato di imparare, prima di tutto da chi ne sapeva più di me di bambini, le loro maestre. Quelle del nido specialmente per me sono state illuminanti! L’autonomia, il lasciarli fare, il dargli fiducia, il lasciare che sfoghino la frustrazione, io l’ho imparato da loro e continuo ad applicarlo. E pazienza se mia figlia invece che a Natale ha imparato a leggere per Pasqua, e pazienza se un venerdì si è dimenticata il libro dei compiti a scuola, non sono corsa a recuperarlo nonostante i suoi pianti, le ho spiegato che lunedì doveva dire alla maestra che si era scordata il libro e i compiti li avrebbe fatti quella sera e miracolo! Non è morto nessuno. Il lunedì è tornata a casa col libro e serenamente ha detto "la maestra a detto che va bene" e non se l’è dimenticato più. Serenità. Tranquillità. Sapere che se una cosa non ci riesce adesso non significa che non ci riuscirà mai, che se si sbaglia si può sempre rimediare anche se la cosa ci fa stare male, una soluzione c’è, che è lecito disperarsi ma poi bisogna sapere andare avanti.</div>
</span><br />mela 3.0http://www.blogger.com/profile/12718454146041066787noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-321523201518562270.post-82430513413331105242016-04-01T12:42:00.003+02:002016-04-01T12:43:05.372+02:00PiccolaPeste, la metallara<span lang="IT"><span lang="IT"><div align="LEFT" dir="LTR">
Sabato ad un compleanno:</div>
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Mamma 1 "Tua figlia mi ha fatto morire dal ridere"</div>
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Io "Ah si… che ha combinato?" </div>
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Mamma 1 "Niente è che parlavano tutti insieme e Cristian ha chiesto: qual è il vostro cantante preferito? E la mia ha detto Jovanotti, la tua Mamma2 ha detto Laura Pausini…</div>
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Mamma2 "C’avrei scommesso ci fa una testa…"</div>
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Mamma 1 "E Caterina ha detto gli Iron Maiden!!! Mi ha fatto così ridere! Chissà dove l’ha sentito!?"</div>
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Io "Ah.. ehm.. non l’ha sentito, è che è vero… cioè lei ascolta gli Iron Maiden al momento, sono il suo gruppo preferito"</div>
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(gelo)</div>
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Mamma 1 "Davvero? Ah ma allora aveva ragione!"</div>
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Io "Eh sì, diciamo che lei ha i suoi gusti e beh… si definisce metallara"</div>
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Mamma 2 "Quindi non ti sorprenderà se formerà una band! Ah! Ah!"</div>
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Io "A dire il vero… ha già scelto il nome…"</div>
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Mamma 1 e 2 "Ma dai!"</div>
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Io "Eh sì… quando ci fa gli spettacoli a casa esordisce così: E ora ecco Caterina e i chiodo spaccato!"</div>
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(silenzio… un pelino imbarazzante anche)</div>
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Mamma 1 e 2 "Beh… più metallara di così…"</div>
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</span>mela 3.0http://www.blogger.com/profile/12718454146041066787noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-321523201518562270.post-33392881699660061872016-03-23T16:19:00.001+01:002016-03-23T16:20:08.135+01:00Secondogenita… lo stupore della naturalità!<span lang="IT"><div align="LEFT" dir="LTR">
Cara GranDama,</div>
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quando nasci seconda non stupisci più nessuno, diciamocelo. Un’altra prima di te ha già generato stupore… </div>
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"Oddio il dentino!" "Oddio ha detto mamma!" "Oddio sta cam-mi-nan-do!!!" </div>
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"Come dici? GranDama ti ha morso? Sì… effettivamente è un dente!" "Ha detto pappa? Ah ok a fame… come dici? La prima parola? Ma non aveva detto babba l’altro ieri?" " Vieni dai su, brava, ok cammina"</div>
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Diciamocelo, quando nasci seconda è già stato detto tutto, già fatto tutto. Eppure…</div>
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Eppure GranDama qualcosa in te ci stupisce sempre, non è lo stupore tronfio da genitore orgoglioso che spunta un’altra crocetta nella lista dei progressi, è lo stupore della naturalità. La naturalezza con cui fai le cose mi lascia sempre sbalordita. Tu, che non hai scartato la tua prima scatola di Lego con mamma e babbo accanto che ti guidavano nell’incastro dei mattoncini, un giorno ti sei seduta al tavolino di cameretta e hai cominciato ad impilare, silenziosamente, precisamente, ininterrottamente, come se non avessi mai fatto altro. Tu, che l’altro giorno ti ho lasciato un attimo da sola e quando torno stavi facendo i puzzle sul tablet di tua sorella e che quando ti ho chiesto cosa fai, candidamente hai risposto "gioco co tabbet" e hai continuato tranquilla a trascinare e posizionare immagini con la tua calma e precisione, senza che io mi riuscissi a dare una spiegazione di come tu, con la tua naturalezza, abbia potuto prendere il tablet, accenderlo e accedere al gioco da sola, nel tempo di una pipì… </div>
</span><br />mela 3.0http://www.blogger.com/profile/12718454146041066787noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-321523201518562270.post-73314503992520035142016-03-21T16:13:00.001+01:002016-03-21T16:13:49.151+01:00La teoria della Felicità<span lang="IT"><div align="LEFT" dir="LTR">
Oggi ho saputo che il 20 Marzo, cioè ieri, era la giornata mondiale della felicità. Bello. Ma un po’ limitante… non vi pare? Cioè bello celebrare il concetto di felicità ma davvero serve una giornata all’anno per ricordarcelo? Insomma io sono un’ottimista cronica e il pensiero di dedicare una giornata a "pensare a come essere felici" mi intristisce…</div>
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Quello che voglio dire è che la felicità dovrebbe essere parte di noi, non dovremmo "ricordarcene" ogni tanto come pagare l’assicurazione dell’auto "toh! Mi scade l’assicurazione! Devo ricordarmi di prelevare e passare a pagarla entro questa settimana!", no no no, non può essere vero che una persona debba ricordarsi di gioire, tenere un giornale per appuntarsi cose belle di cui essere grati ogni giorno (lo cito perché vedo che va molto di moda ultimamente…) e cose del genere. Possibile che non riusciamo più nemmeno a essere felici spontaneamente invece che "a comando"? </div>
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Lo dico un po’ a mo di provocazione perché vorrei che un sentimento bello come la felicità non venisse imbrigliato in tutta una serie di comportamenti ma che fosse libero. Libero dagli stereotipi di ciò che rende felice secondo i più. Libero dalle to do list della felicità, dai manuali semplici e dai consigli spiccioli. Felicità = libertà. Almeno in ciò che mi rende felice voglio essere libera! </div>
</span><br />mela 3.0http://www.blogger.com/profile/12718454146041066787noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-321523201518562270.post-2996673887609365182016-03-09T16:31:00.002+01:002016-03-09T16:31:57.400+01:00Aspettando Franzen<div align="LEFT" dir="LTR">
<span style="font-family: Calibri;">Da bambina adoravo i libri, li adoravo nel senso che li veneravo proprio, li annusavo, li allisciavo, passavo ore a guardare le illustrazioni a leggere quelle parole difficili, a cercarne il significato nel vocabolario. Da adolescente ero una patita di storie horror, fantasy e di fantascienza ma del resto, chi non lo è a quell’età, la lettura mi portava in un’altra dimensione, quando leggevo staccavo il filo con la realtà e chi s’è visto s’è visto. Durante gli anni dell’università sono stata una lettrice compulsiva, ho letto di tutto (e quando dico di tutto intendo proprio DI TUTTO!) e ovunque, sul treno, in autobus, mentre aspettavo tra una lezione e l’altra, in tenda, in ostello, a casa di amici, ovunque, a volte dopo lezione entravo nella Feltrinelli di Corso Italia a Pisa (chissà se c’è ancora?) e aspettavo lì l’ora di cena, in quel tepore ovattato, leggevo cose veloci, oppure le quarte di copertina, i soldi erano pochi ma se arrivavo a fine mese con qualcosa che avanzava dall’affitto e dalle bollette potete star certi che lo spendevo lì. Poi sono diventata una lettrice "razionale" nel senso che se trovavo un argomento o un autore che mi piaceva finivo per leggere tutto sull’argomento e tutto di quell’autore, ho letto per tipologia, ad esempio autobiografie? Per un anno solo autobiografie; oppure libri di viaggi? Solo libri di viaggi… E così via. Adesso che il tempo per leggere si è ridotto notevolmente sono diventata selettiva. Riesco a capire se un libro mi piacerà quasi al volo, oppure se riesco a capire come andrà a finire il libro o anche semplicemente come si svilupperà la trama dalla quarta di copertina, allora niente evito proprio. A volte mi concedo un classico, a volte seguo un consiglio, raramente resto delusa. Oggi ho ordinato "Purity" di Jonathan Franzen e non vedo l’ora che arrivi e non vedo l’ora di cominciare a leggerlo. Voi che lettori siete? Come operate le vostre scelte? La cosa mi interessa molto.</span></div>
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mela 3.0http://www.blogger.com/profile/12718454146041066787noreply@blogger.com0