venerdì 23 dicembre 2016

Natale

Che anno denso e strano questo 2016. Attimi di felicità pura, di orgoglio, alternati a momenti di frustrazione e conseguente sbrocco… che dire… Un anno in cui sono successe tante, troppe cose. Come i miei 40 anni per esempio, una nuova consapevolezza, un giro di boa, una presa di coscienza che "no non sono vecchia, sono sempre io epperò… però ho 40 anni". E poi il Prof, che riesce sempre a stupirmi, che si è reinventato gelataio, dopo un anno sabbatico passato a studiare, sperimentare, capire la chimica degli alimenti, l’alchimia dei gusti, il bilanciamento (come dice lui e che poi è il termine corretto) del gelato, ha aperto una gelateria, coronando così il suo sogno di bambino. La mia PiccolaPeste che dopo un fine primo anno di elementari un po’ così, si è impegnata, è cresciuta, ha fatto la sua prima vacanza family-free con nonni, zii e cuginetti per tornare in seconda elementare a darmi grosse grossissime soddisfazioni, non solo scolastiche ma anche sportive. E GranDama che guardarla è sempre una sorpresa, ti giri un attimo e puff, è "grande", ma grande vera, non solo perché va alla materna ma perché lei è così, indipendente e trasgressiva, ma troppo simpatica! E io in mezzo a tutto questo caos che è la vita e che va così veloce che non riesco a starle dietro. Vorrei poter fermarmi un attimo, allontanarmi venti passi da me, da loro e dal mio quotidiano e guardarmi così per un giorno o per un’ora, perché a volte quando sei nel mezzo al vortice non riesci veramente a capire che succede, non riesci a guardare bene negli occhi le persone che ami, a domandare con lo sguardo "va tutto bene? Sei felice? Io sono qui. Sempre qui accanto a te" ed è solo questo che vorrei dire ai miei tesori, che voglio che abbiamo sempre chiaro, anche a Natale: Io sono qui. Ed è esattamente qui che desidero essere. Buon Natale a tutti e a tutti quelli che amate.

martedì 12 luglio 2016

Quando non riesci a dormire

Mi sono sempre chiesta come facessi a dormire prima di Loro. Dormire nel senso più alto del termine, ossia cadere in uno stato di trance da cui non mi svegliava neanche il temporale figurarsi una vocina che chiama "mamma". Come farò? Pensavo. Invece. Non ho mai saputo come sia successo ma sia per Caterina che per Annalisa mi sono sempre svegliata al primo "Eh…" non ho dato mai a nessuna delle due il tempo di farlo diventare "U’nghe!". E così l’altra notte ho sentito "mamma", con quella voce schietta e sicura, era Annalisa. L’ho portata nel lettone. Dopo un paio d’ore sento una manina che mi tocca il braccio "posso?" "ma certo amore" era Caterina. Sono arrivate e il sonno è svanito. Scacciato da un pensiero e poi da un altro e un altro ancora. Quando non riesci a dormire il mondo assume delle connotazioni strane e preoccupanti, avrò fatto questo? Avrò fatto quello? Cosa dovevo fare domani? L’inevitabilità delle liste… devo passare qui, devo passare lì, devo telefonare a… E i sensi di colpa, sarò una buona madre? Perché mia figlia non vuol leggere? Dovrei insistere di più per farla leggere? Dovrei chiedere il part time per seguirla nei compiti? Oddio! Come farò adesso che anche Annalisa andrà alla materna e usciranno entrambe alle 16 da scuola? Io lavoro fino alle 17! Che ricordo avranno della loro madre? Una sciagurata sempre di corsa?! Una che non c’era mai?! Dalla veneziana cominciano a entrare le prime luci dell’alba e qualche uccellino comincia a cinguettare al nuovo giorno. Mi giro e loro sono lì, una rannicchiata, l’altra a braccine e gambe aperte che russa piano. Le guardo e come mi succede sempre, quando le guardo con calma, non per vedere se sono a posto o per sgridarle, quando le guardo con calma per guardarle e basta, penso: le mie bambine. LE-MIE-BAMBINE. MIE. BAMBINE. E il cuore fa "Poff!!" che per me sarebbe il suono di quando si apre un paracadute no? POFF!!! Il cuore si allarga, si apre, il battito rallenta e resto lì cullata dal vento delle emozioni a bearmi del mio personalissimo panorama. Allora le abbraccio tutte e due, che ancora mi ci entrano in un abbraccio solo, e mi addormento con l’odore dei loro capelli sotto il naso. Un odore che, ne sono certa, non riuscirò a scordare neanche quando avranno vent’anni.

mercoledì 6 luglio 2016

Film e Libri che mi sono piaciuti ultimamente

"Purity" - Jonathan Franzen
Quello che mi piace di Franzen è che riesce a prendere una parola o un concetto e ci costruisce un intero libro. E che libri! Come per "Le correzioni" e "Libertà" anche "Purity" è al tempo stesso una parola, un concetto, un filo conduttore e in questo caso anche il nome della protagonista del libro: Purity Tyler. Purity, purezza, candore, è questo quello a cui aspirano tutti i protagonisti del libro. Ma ovviamente questo non è possibile, perché la natura umana non è pura, perché per raggiungere la purezza siamo costretti a scendere a compromessi e quei compromessi comprometteranno inevitabilmente il candore avvelenando la vita di chi lo persegue. Non aspettatevi una lettura semplice, "estiva", Franzen non lo è mai. Ma l'architettura delle sue storie, la precisione della scrittura, l'uso efficace e attento delle parole, il suo modo di porre il lettore di fronte ad ogni punto di vista è a dir poco geniale.

"Mi chiamo Lucy Barton" - Elizabeth Strout
Letto in tre giorni, questo libricino a metà tra un racconto e un romanzo è stato veramente una rivelazione. Elizabeth Strout ha uno stile schietto, familiare, dà la sensazione di leggere una lettera inviata da una cugina o da una sorella. La storia è quella di Lucy Barton, donna dall'infanzia difficile che si scopre scrittrice perché come dice lei stessa attraverso uno dei personaggi "ciascuno ha soltanto una storia. Scriverete la vostra unica storia in molti modi diversi. Ma tanto ne avete una sola". E la storia di Lucy parla soprattutto del rapporto madre-figlia e di quanto, nonostante le circostanze, questo sia indissolubile. Di come ciò che ci succede durante la vita, dalle più piccole cose fino a quelle più importanti, ci influenzino e ci condizionino e di come in qualche modo scegliamo di andare avanti.

"Annie, la felicità è contagiosa"
E' un periodo che le bimbe più che i cartoni animati mi chiedono di vedere dei film. Su SKY se ne trovano di veramente carini per i bambini ma questo è esattamente il tipo di film che definirei: per tutta la famiglia. A parte che è un musical e io ADORO i musical! Ma anche la storia è bella e secondo me "istruttiva". Senza contare che vedere una seienne e una duenne ballare e cantare (in inglese...ah! ah! ah!) per la casa non ha prezzo!

"Alice attraverso lo specchio"
Qui è proprio un altro paio di maniche perché tra effetti speciali e rocambolesche scene in 3D questo è un film che tiene proprio incollati alla poltroncina. La Peste è una fan di Alice e il cappellaio ormai è un amico di famiglia. Mi piace l'atmosfera onirica di sottomondo e che vi devo dire... andate a vederlo secondo me vi divertirete quanto noi!

giovedì 9 giugno 2016

Avere 6 anni

Cara Peste,
sono io, la tua mamma, ti scrivo questa lettera per ricordarmi e per ricordarti com’è adesso la tua e la nostra vita. Fare la mamma non è sempre semplice, anzi, non lo è quasi mai. Il problema di fare la mamma è che non ci sono maestre ad insegnarti come si fa e non ci sono libri di esercizi per prepararsi. Ci si improvvisa, si sperimenta, si prova, si segue il cuore soprattutto. È che purtroppo a volte ci si dimentica di quando non si era mamme ma figlie, ci si scorda di essersi sporcati, di aver rotto le cose, ci si scorda di aver gridato, battuto i piedi, fatto i capricci, ci si dimentica di non aver avuto voglia di fare i compiti o di stare seduti a tavola, eppure lo abbiamo fatto tutti. Anche io. E hanno sgridato anche a me. Mi hanno messa in punizione e spesso ho beccato anche qualche sberla, ma non ricordo che i miei genitori mi abbiano mai dato l’impressione di non volermi bene. So che a volte perdo la pazienza e vorrei dirti che tu beh… non sei proprio una bambina facile, non lo sei mai stata. Però sei una bambina, sei la mia bambina e io ti voglio un mondo di bene e te lo voglio così come sei. E forse non te lo dimostro abbastanza perché presa come sono ad educarti, a dirti cosa fare, come comportarti, non mi rimane il "tempo" di dirti quanto invece sono orgogliosa di te. Avere 6 anni Peste è una cosa bellissima, difficile e bellissima e che non ritornerà, ci saranno tante età nella tua vita e tante cose belle, ma 6 anni li avrai una volta sola. Avere 6 anni vuol dire ridere e piangere senza un perché, vuol dire impuntarsi, prendere posizioni come un adulto, ribadire i tuoi pensieri, quello che tu vuoi, le tue paure che noi grandi a volte non capiamo o riteniamo piccole, quando invece per te sono enormi. Avere 6 anni significa trovarsi davanti ad un piccolo adulto che sa vestirsi, sa controllare i propri bisogni, sa quando ha fame e quando deve andare in bagno e sa come farlo, ma questo non significa necessariamente che abbia voglia di farlo a comando. Avere 6 anni è sapere di dover fare delle cose, di essere in grado di farle ma non averne voglia. È quella lotta interiore continua tra restare bambini e giocare o diventare grandi e adempiere i propri doveri, e diventare grandi è un percorso lungo amore mio e purtroppo inevitabile. Avere 6 anni è vederti giocare con tua sorella mettendosi al suo livello con pazienza e dedizione molto più di noi adulti, vedere come ogni giorno questo tuo amore per lei l’aiuta a crescere. Avere 6 anni è vederti cominciare a leggere i tuoi libri preferiti, chiedere cosa significano le parole, veder crescere il tuo interesse per il mondo che ci circonda. Avere 6 anni è bello perché cominci a capire che stai crescendo e fa paura proprio per questo. Avere 6 anni è ribadire anche piangendo e battendo i piedi che sei ancora una bambina, che crescerai è vero, ma non c’è nessuna fretta.
 
 




mercoledì 1 giugno 2016

Il dramma della corsia 6

La vita è fatta così. Si passano mesi a volte anni a fare le stesse cose e poi... all'improvviso c'è il salto. Si innesca qualcosa per cui, naturalmente, le cose evolvono. Sabato mattina la Peste ha nuotato. Sì lo so, solo una settimana fa ha fatto le prime due bracciate ma sabato ha nuotato. Mezza vasca eh, saranno state sei le bracciate ma insomma le ha fatte, senza paura, senza troppi spruzzi e senza stare appiccicata al bordo. Così il "maestro", il suo adorato maestro, con cui ormai ha un rapporto morboso al punto che si danno appuntamento perfino alle giostre per poi salutarsi da lontano, lui dall'alto dei suoi 20 anni e lei con i suoi 6 e gli occhi a cuore. "Lui" "Maestro" di cui non ricorda o non vuole dirmi il nome le ha detto - Sei pronta per la corsia  6 -. Ecco. Dramma. Adesso sappiamo fare le bracciate, potremmo nuotare, finalmente... Ma PiccolaPeste non vuole lasciare "Maestro". La vita è fatta così.

E si riparla di viaggi

- Ehy GranDama che ne pensi di fare un bel viaggetto con l’aereo?
- Bello ‘ereo!!!
- Ti piace? Non hai paura?
- Nooo. Pace ‘ereo…. Vvvvvvhhhh!!!
- Ma ci devi salire sopra per viaggiare lo sai?
(….)
- E poi l’aereo parte e va su nel cielo alto alto. Allora, ci vuoi andare?
- Si! Peò guido io!
- Ah… ehm…

lunedì 23 maggio 2016

Qui si parla di viaggi

    - Peste ti piacerebbe viaggiare con la mamma?
    - Si! Andiamo a Follonica al mare vero?
    - Si ci andiamo, ma io dicevo viaggiare con l’aereo come quando eri piccola ti ricordi?
    - Si!
    - E poi vedere le città, anche senza mare o senza sciare, giocare a fare le turiste, fare le foto… cose così…
    - Si mamma mi piacerebbe molto.
    - Bene, e dove vorresti andare se potessi scegliere?
    - Per prima cosa vorrei andare un’altra volta in Spagna! Io adoro la Spagna!
    - Bene. Spagna si può fare. Poi?
    - Poi vorrei andare ai Caraibi
    - Eh… magari… Speriamo di poterci andare un giorno…
    - E poi mamma vorrei andare a Romagna…
    - Dove?
    - A Romagna, sai dove ci sono i delfini…
    - Ah! In Romagna!
    - Si in Romagna! Perché oh mamma ho visto in TV che ci sono i delfini e poi c’è tutta l’Italia che tu passeggi e ti senti un gigante!
    - L’Italia in miniatura! Sai che anche la mamma da piccola c’è andata!
    - Davvero mamma? Ecco si… vorrei andare anche in Romagna.
    - Bene amore vedremo cosa si può fare: Spagna, Caraibi e Romagna.
     
    Almeno abbiamo delle idee per i prossimi viaggi :D

mercoledì 11 maggio 2016

PiccolaPeste e il nuoto


È un anno che PiccolaPeste segue i corsi di nuoto. È il nostro appuntamento del sabato mattina. Son quelle cose che sai che faresti comunque anche se non imparasse mai, perché è il nostro piccolo momento a due, in cui chiacchieriamo negli spogliatoi, ci abbracciamo mentre gli asciugo i capelli, è una cosa nostra, se io non posso non delego il Prof non andiamo e basta. E quindi dicevo è un anno, il nuoto non è propriamente lo sport per lei, ma la piscina gli piace e non ha mai voluto interrompere tranne piccoli intervalli in cui eravamo al mare o per le vacanze natalizie. Anche se… il suo rapporto col nuoto non è stato sempre rose e fiori: prima abbiamo dovuto superare lo scoglio del freddo, poi la paura enorme di non toccare, poi quella dei tuffi, infine quella della presenza rassicurante dell’istruttore. Insomma un anno c’è voluto tutto per prendere confidenza con questo sport…. Sabato mattina è avvenuto il miracolo. Istruttore fuori dall’acqua, PiccolaPeste si stacca dal bordo comincia a "scivolare" e fa due bracciate. DUE BRACCIATE. Generalmente non sono una di quelle mamme che sta attaccata al vetro, sbraccia per farsi vedere, parla da sola come se il figlio/a fosse lì e potesse sentirla o attacca bottone con tutti finchè non trova la mamma di uno/a che frequenta lo stesso corso e allora l’ammorba… ok un po’ ero così anch’io all’inizio… ma dopo un anno sono semplicemente quella un po’ defilata che con un occhio spippola sul wozzap e con uno controlla che la figlia non affoghi. Ma sabato è accaduto l’imprevedibile. Ero lì sul gruppo wozzap delle mamme a spettegolare quando eccola che parte: Scivolo-Ta-Ta-Bracciata-Bordo. Devo essere rimasta con la mascella calata qualche minuto perché alla fine la mamma accanto a me sulla panchina mi fa "Quando ha fatto le prime bracciate da sola la mia ho stappato una bottiglia di prosecco". Bello sapere di non essere soli!

mercoledì 4 maggio 2016

La gita della prima

Ieri sera ha preparato il suo zainetto con cura. Ha ascoltato tutte le mie raccomandazioni con pazienza, poi si è assicurata che il Prof mettesse la sveglia all’ora giusta. A letto mi ha confidato tutti i "pessimi" della prima A e della prima B secondo lei, mettendo anche sé stessa tra quelli che disturbano la lezione ma tant’è… almeno ne è consapevole. Poi mi ha detto "mamma abbracciami" e si è girata per dormire anche se i piedi, che non tradiscono mai le emozioni, hanno continuato a muoversi per un altro bel po’. Stamani si è svegliata, vestita e lavata senza fare neanche un capriccio, ed era pronta 15 minuti prima dell’ora stabilita per la partenza. Mi ha ripetuto tutte le raccomandazioni che le avevo fatto, mi ha dato un bacio e poi il Prof l’ha accompagnata al pullman, per la sua prima vera gita. Adesso PiccolaPeste è sul pullman, passerà un’intera giornata con i suoi amichetti in un parco da favola, farà tutto quello che fa di solito ma lo farà a due ore e mezzo da casa, senza aiuti, in autonomia, forse si sentirà grande o forse spersa, ma sicuramente le emozioni di oggi gli resteranno dentro per un bel pezzo. E anche a noi.
 

martedì 3 maggio 2016

Lavoro e famiglia

Stamani ho fatto un rapido conto, nemmeno io so quanto preciso, sicuramente è al ribasso non comprendendo i pasti che dipendono sempre dalle presenze, comunque 300euro al mese per 11 mesi, per due anni fa 6600euro se teniamo conto che ho due figlie ed entrambe hanno frequentato il nido ecco che arriviamo a 13200euro. Sorprendente eh?! Teniamo conto anche che l’azienda per cui lavoro non ha nessun tipo di rimborso o contributo asilo. Teniamo conto anche del fatto che mio marito è artigiano, ergo lavoratore indipendente, ergo paternità inesistente e nel calcolo dell’ISEE il suo reddito fa si che non possiamo percepire rimborsi. Dopo questa breve premessa ci si può rendere conto di quanto genitorialità e lavoro, almeno nel nostro caso vadano a braccetto, ma sarebbero andate a braccetto comunque perché se non avessimo lavorato non avremmo avuto bisogno del nido.

Come sempre il problema è la possibilità di scelta che semplicemente: non esiste nel nostro paese. Mio marito non ha potuto scegliere se prendere o meno il congedo parentale, semplicemente non era previsto per lui. Io non ho potuto scegliere di seguire le mie figlie fino alla scuola materna perché i mesi previsti di maternità coprono a malapena il primo anno di vita. Al solito mandare i figli al nido non è stata una scelta, semplicemente non ne avevamo altre non avendo nonni disponibili e non volendo contare solo su una baby-sitter.

Secondo me finchè i genitori non verranno messi nelle condizioni di poter realmente scegliere, in base alla propria idea di famiglia, di gestione del tempo e di priorità che ovviamente cambiano con l’età e con le esigenze dei figli, non potremmo definirci uno stato che ha a cuore i propri cittadini, perché se è vero che l’Italia è una repubblica basata sul lavoro è anche vero che quella repubblica è fatta di persone e di famiglie.

Questo post partecipa al blogstorming http://genitoricrescono.com/tema-del-mese-lavoro/

venerdì 29 aprile 2016

"Parallelamente"

 

Si apre il sipario e le note dei Pink Floyd riempiono il cinema teatro, il palco è vuoto e in fondo sulla tela si vedono solo due riquadri bianchi di quelli dove vengono proiettate le immagini, quattro figure bianche entrano e cominciano a costruire un muro al centro del palco con dei grossi blocchi che sembrano calcestruzzo, vengono proiettate immagini di muri in entrambi i riquadri che adesso appaiono divisi dal muro.


Seconda scena, le figure bianche portano un letto, un comodino, un tavolo e una sedia in entrambi i lati del palco divisi dal muro, da una parte entra una bambina col suo pigiamino comincia a vestirsi per andare a letto, dall’altra entra un ragazzo in carrozzella, due figure bianche cominciano a prepararlo per andare a dormire, intanto nei rispettivi riquadri alle loro spalle vengono proiettate immagini dei bambini nelle loro camerette, che si svegliano, si lavano i denti, si pettinano e di ragazzi disabili che vengono aiutati a fare le stesse cose. Stessa cosa per il risveglio, la bambina si alza. Toglie il pigiama, mette il grembiule e si siede a tavolino a fare colazione, il ragazzo viene aiutato ad alzarsi a togliere il pigiama a indossare una camicia e aiutato a fare colazione.

Terza scena i bambini e i ragazzi del centro diurno entrano in scena, ognuno dalla loro parte del muro, un pulmino di cartone portato dai bambini attraversa il palco, i bambini scendono nella loro parte di palco, lì salgono i ragazzi del centro che portano il pulmino dalla loro parte e mentre scorrono le immagini della scuola e delle attività del centro nei rispettivi riquadri.

Suona la campanella, i bambini giocano con un aquilone che ad un certo punto cade dall’altra parte del muro. Un ragazzo del centro prende l’aquilone e comincia ad aggiustarlo mentre i bimbi cantano "The Wall". Alla fine l’aquilone riparato viene lanciato dalla parte dei bambini che felici si gettano contro il muro e lo abbattono. Ragazzi e bambini adesso sono insieme al centro del palco e cantano "l’aquilone", la canzone finale del film "mary poppins" e intanto le immagini sono quelle dei nostri figli e della collaborazione con questi ragazzi del centro durante tutto l’anno, i loro abbracci, le risate, le facce buffe. "Stasera NOI abbiamo deciso di abbattere il muro" dice la scritta.

"Parallelamente", questo è il titolo dello spettacolo che quest’anno hanno messo in scena il centro diurno "Il sole" e i bambini delle classi prime della scuola primaria. Lo spettacolo anche quest’anno è la naturale conclusione di un progetto che va avanti da inizio anno scolastico. Del progetto avevo già parlato in questo post sullo spettacolo dell’anno scorso, ma ci tenevo a ribadire l’importanza di questa esperienza e la grande ricchezza e insegnamento che ne traggono i nostri figli. Io posso solo dire che mi sono emozionata molto, che mi ha emozionato lo spettacolo ma anche e soprattutto la naturalezza con cui bambini e ragazzi si scambiavano pacche e abbracci alla fine, i loro ringraziamenti a questo o a quello, le loro grida di gioia e le risate. Grazie.

mercoledì 27 aprile 2016

Io sarei anche minimalista ma…

Che io, di natura, sarei anche una persona minimalista. Non è che non mi piacciano gli oggetti o che riesco a farne a meno è solo che riesco a non "strafare", che non è poco è di questi tempi. In più odio gli sprechi, già, mi mandano il sangue al cervello. Per me avere due cose o più che assolvono la stessa funzione pare inutile, comprare una cosa nuova per sostituirne una ancora funzionante un’assurdità. Con queste premesse dovrei vivere nel minimalismo più sfrenato… E invece no. Il motivo è semplice: sono figlia di un accumulatore seriale. Non siamo ancora ai livelli che non si entra in casa dalla roba stipata che c’è ma… credetemi se vi dico che è solo perché abbiamo altri posti (garage/cantine) da riempire. Insomma è una battaglia persa, io sistemo, riordino, classifico e infine, siccome qualcosa si può buttare ma buttare roba nuova o funzionante proprio non ce la faccio, ridistribuisco. Così succede che quando io ho finito, lui ricomincia. Il problema non sarebbero nemmeno la quantità di inutili cianfrusaglie che propina alle mie figlie, quelle le butto senza rimpianto, o quelle che propina a me, in tre natali ho ricevuto ben due affetta verdura e una macchina per fare il pop corn, il problema è che io le verdure le affetto col coltello e i pop corn quelle due tre volte l’anno in cui li facevo, li potevo fare benissimo con pentola e coperchio come ho sempre fatto. Il problema è che lui non butta niente. N.I.E.N.T.E. Dice che "non si sa mai può tornare utile". Odio questa frase. Io ho un mantra completamente diverso: tutto quello che non è stato utilizzato negli ultimi due anni vuol dire che non serve. Semplice no? Ovvio che ci sono delle eccezioni ma credetemi, sono veramente poche. E comunque è una contrattazione continua, se riesco a fargli buttare via qualcosa, ancora prima che riesca a ripulire e riordinare l’angolo svuotato, lo trovo di nuovo occupato e così via. Ed è proprio questo il problema, non gli oggetti in sé ma la privazione dello spazio. A cosa serve una casa grande se un intero piano è invivibile? A cosa un garage se non ci si può mettere l’auto? A cosa una cantina se non hai neanche il coraggio di scenderci per la paura di quello che può esserci? Insomma è una guerra e in guerra si sa chi la dura la vince e io non sono una combattente, dopo un po’ mi arrendo, penso che in fondo è roba sua e che se voglio posso fare decluttering a casa mia ma non a casa degli altri e si… in fondo in fondo penso anche che è mio padre e che se ha tenuto la culletta di vimini dove dormivo appena nata forse è perché per lui è un bel ricordo.

mercoledì 20 aprile 2016

La primavera

Sono giornate strane queste. In montagna la primavera è sempre una stagione sfuggente. A volte non la riconosciamo perché si nasconde, sotto un vento gelido ad esempio, come in questi giorni. Altre volte te la trovi prepotentemente davanti, come quando alzi gli occhi e vedi che già metà della montagna è diventata verde e nei prati è un tripudio di margherite, bucaneve, primule e violette. I bambini sono come la primavera. Ti giri un attimo e sono sbocciati. A volte ho paura di stare girata troppo a lungo e voltarmi quando ormai è troppo tardi, quando i petali sono tutti aperti e perdere la magia di quel lentissimo crescere. Così a volte la mattina mi intrufolo nei loro letti per svegliarle e mi perdo in quell’odore tipico dei bambini, quell’odore che sa di sogni, speranze, emozioni, quell’odore che trasmette emozioni, quell’odore che hanno solo le cose buone, il pane sfornato, i lamponi maturati al sole, il bosco dopo la pioggia. I bambini sono come la primavera. A volte sono come vento gelido altre sono un prato fiorito, bisogna solo avere pazienza, bisogna non distogliere lo sguardo ma avere fiducia. Bisogna sperare e amare, amare e aspettare. La primavera è meravigliosa per chi non ha fretta.

giovedì 14 aprile 2016

I pensieri di una secondogenita

L'altra sera uscita dal nido GranDama è voluta andare a vedere i pesci rossi alla fontana, siamo arrivate e i pesci erano in tre, uno più grande, uno medio e uno piccolino, GranDama li guarda e mi fa:
"Guadda pesci mamma! C'è chello gosso... c'è chello babbo, c'è chello mamma e c'è chello piccino piccino"
Poi dopo un attimo di esitazione mi fa...
"E la sua Cate ov'è??"
"Cate è a casa tesoro, ha la febbre"
"No-o la sua Cate!!!"
Cioè lei cercava un altro pesce.... nel suo immaginario se quella era una famiglia ci doveva essere anche una Cate per quel pesciolino piccino... Io sono figlia unica e quello che mi sono sempre sforzata di capire da quando è nata GranDama è cosa lei pensa, cosa prova nei nostri confronti, nei confronti della sorella e... niente... la mia secondogenita mi stupisce sempre!

giovedì 7 aprile 2016

Ansia da spannolinamento 2… a volte ritorna!

Rieccoci. Pensavate che al momento di spannolinare la secondogenita avrei saputo già tutto e non avrei ammorbato il prossimo con la mia ansia eh… e invece no. Eccola lì è tornata. Puntuale come l’agenzia delle entrate. Al compimento dei 2 anni e mezzo di GranDama l’ansia da spannolinamento è tornata ad albergare in un angolo del mio cervello, da prima ha tolto le ragnatele che si erano formate in questi 4 anni poi si è sistemata per benino, adesso comincerà ad allargarsi, prima poco, poi un po’ di più, finchè il pensiero fisso del mio unico neurone non sarà: "Devo togliere il pannolone. Devo togliere il pannolone. Devo togliere il pannolone". Eh… già… non ve l’ho detto ma, ho già comprato un pacco da quattro di mutande scrause, adesso so già come andrà… comprerò altre 10 paia di mutande dopodichè inizierà l’ansia vera. Il fatto di esserci già passata non sta attenuando affatto la sensazione di non farcela, non so perché. GranDama dal canto suo non vuole proprio toglierlo il pannolone anzi! L’altra sera prima di fare la doccia si aggirava tutta nuda per il bagno avvicinandosi e allontanandosi dal vasino come se lo studiasse, poi si è accovacciata lì accanto e fatto la pipì sulle mattonelle, il tutto continuando a guardare il vasino come a dire "io la faccio dove mi pare, è inutile che stai lì!". Non ce la faremo mai.

lunedì 4 aprile 2016

Cosa pretendiamo da un bambino di sei anni?

Prendo spunto da questo articolo di MammaFelice per parlare di un argomento che mi sta molto a cuore e cioè cosa pretendiamo dai nostri figli? Cosa pretendiamo non solo a 6 anni ma anche a 1 anno a 3… ve lo siete mai chiesti? Io me lo chiedo continuamente da quando è nata Caterina e ogni volta la risposta che mi do è sempre la stessa: da lei non pretendo ma PER lei pretendo la serenità! E questo è possibile tenendo presente due semplici regole: non bruciare le tappe e non limitare la loro autonomia. Apparentemente potrebbero sembrare due cose contrastanti ma vi è mai capitato di vedere dei genitori che pretendono che i figli di 2-3 anni si arrampichino sugli scivoli o sui vari giochi del parco anche se hanno un’evidente paura e poi al momento della merenda non gli fanno mangiare da soli uno yogurt per paura che si sporchino? Che messaggio ricevono questi bambini, in entrambi i casi si sentiranno inadeguati, da un lato perché non vogliono/possono fare qualcosa che i genitori desiderano dall’altro perché vorrebbero fare qualcosa che loro sanno di poter fare o hanno il desiderio di imparare a fare e gli viene detto che non ne sono capaci. In entrambe le situazioni non saranno sereni.

Quest’anno con l’ingresso in prima elementare di Caterina ne ho sentite di tutte. Dal devono imparare a leggere entro Natale, al devono imparare a fare i compiti da soli, al più generico responsabilizzarsi, mai nessuno che dicesse: vorrei semplicemente che mio figlio/a a scuola fosse sereno, che avesse intorno un ambiente stimolante ma alla sua portata, che impari ad affrontare con serenità le inevitabili frustrazioni che le novità comportano. Nessuno.

Io non sono un genitore infallibile, come mamma mi è preso lo sconforto più di una volta e non ho mai avuto la presunzione di fare bene ma ho sempre cercato di imparare, prima di tutto da chi ne sapeva più di me di bambini, le loro maestre. Quelle del nido specialmente per me sono state illuminanti! L’autonomia, il lasciarli fare, il dargli fiducia, il lasciare che sfoghino la frustrazione, io l’ho imparato da loro e continuo ad applicarlo. E pazienza se mia figlia invece che a Natale ha imparato a leggere per Pasqua, e pazienza se un venerdì si è dimenticata il libro dei compiti a scuola, non sono corsa a recuperarlo nonostante i suoi pianti, le ho spiegato che lunedì doveva dire alla maestra che si era scordata il libro e i compiti li avrebbe fatti quella sera e miracolo! Non è morto nessuno. Il lunedì è tornata a casa col libro e serenamente ha detto "la maestra a detto che va bene" e non se l’è dimenticato più. Serenità. Tranquillità. Sapere che se una cosa non ci riesce adesso non significa che non ci riuscirà mai, che se si sbaglia si può sempre rimediare anche se la cosa ci fa stare male, una soluzione c’è, che è lecito disperarsi ma poi bisogna sapere andare avanti.

venerdì 1 aprile 2016

PiccolaPeste, la metallara

Sabato ad un compleanno:
Mamma 1 "Tua figlia mi ha fatto morire dal ridere"
Io "Ah si… che ha combinato?"
Mamma 1 "Niente è che parlavano tutti insieme e Cristian ha chiesto: qual è il vostro cantante preferito? E la mia ha detto Jovanotti, la tua Mamma2 ha detto Laura Pausini…
Mamma2 "C’avrei scommesso ci fa una testa…"
Mamma 1 "E Caterina ha detto gli Iron Maiden!!! Mi ha fatto così ridere! Chissà dove l’ha sentito!?"
Io "Ah.. ehm.. non l’ha sentito, è che è vero… cioè lei ascolta gli Iron Maiden al momento, sono il suo gruppo preferito"
(gelo)
Mamma 1 "Davvero? Ah ma allora aveva ragione!"
Io "Eh sì, diciamo che lei ha i suoi gusti e beh… si definisce metallara"
Mamma 2 "Quindi non ti sorprenderà se formerà una band! Ah! Ah!"
Io "A dire il vero… ha già scelto il nome…"
Mamma 1 e 2 "Ma dai!"
Io "Eh sì… quando ci fa gli spettacoli a casa esordisce così: E ora ecco Caterina e i chiodo spaccato!"
(silenzio… un pelino imbarazzante anche)
Mamma 1 e 2 "Beh… più metallara di così…"
 

mercoledì 23 marzo 2016

Secondogenita… lo stupore della naturalità!

Cara GranDama,

quando nasci seconda non stupisci più nessuno, diciamocelo. Un’altra prima di te ha già generato stupore…

"Oddio il dentino!" "Oddio ha detto mamma!" "Oddio sta cam-mi-nan-do!!!"

"Come dici? GranDama ti ha morso? Sì… effettivamente è un dente!" "Ha detto pappa? Ah ok a fame… come dici? La prima parola? Ma non aveva detto babba l’altro ieri?" " Vieni dai su, brava, ok cammina"

Diciamocelo, quando nasci seconda è già stato detto tutto, già fatto tutto. Eppure…

Eppure GranDama qualcosa in te ci stupisce sempre, non è lo stupore tronfio da genitore orgoglioso che spunta un’altra crocetta nella lista dei progressi, è lo stupore della naturalità. La naturalezza con cui fai le cose mi lascia sempre sbalordita. Tu, che non hai scartato la tua prima scatola di Lego con mamma e babbo accanto che ti guidavano nell’incastro dei mattoncini, un giorno ti sei seduta al tavolino di cameretta e hai cominciato ad impilare, silenziosamente, precisamente, ininterrottamente, come se non avessi mai fatto altro. Tu, che l’altro giorno ti ho lasciato un attimo da sola e quando torno stavi facendo i puzzle sul tablet di tua sorella e che quando ti ho chiesto cosa fai, candidamente hai risposto "gioco co tabbet" e hai continuato tranquilla a trascinare e posizionare immagini con la tua calma e precisione, senza che io mi riuscissi a dare una spiegazione di come tu, con la tua naturalezza, abbia potuto prendere il tablet, accenderlo e accedere al gioco da sola, nel tempo di una pipì…

lunedì 21 marzo 2016

La teoria della Felicità

Oggi ho saputo che il 20 Marzo, cioè ieri, era la giornata mondiale della felicità. Bello. Ma un po’ limitante… non vi pare? Cioè bello celebrare il concetto di felicità ma davvero serve una giornata all’anno per ricordarcelo? Insomma io sono un’ottimista cronica e il pensiero di dedicare una giornata a "pensare a come essere felici" mi intristisce…

Quello che voglio dire è che la felicità dovrebbe essere parte di noi, non dovremmo "ricordarcene" ogni tanto come pagare l’assicurazione dell’auto "toh! Mi scade l’assicurazione! Devo ricordarmi di prelevare e passare a pagarla entro questa settimana!", no no no, non può essere vero che una persona debba ricordarsi di gioire, tenere un giornale per appuntarsi cose belle di cui essere grati ogni giorno (lo cito perché vedo che va molto di moda ultimamente…) e cose del genere. Possibile che non riusciamo più nemmeno a essere felici spontaneamente invece che "a comando"?

Lo dico un po’ a mo di provocazione perché vorrei che un sentimento bello come la felicità non venisse imbrigliato in tutta una serie di comportamenti ma che fosse libero. Libero dagli stereotipi di ciò che rende felice secondo i più. Libero dalle to do list della felicità, dai manuali semplici e dai consigli spiccioli. Felicità = libertà. Almeno in ciò che mi rende felice voglio essere libera!

mercoledì 9 marzo 2016

Aspettando Franzen

Da bambina adoravo i libri, li adoravo nel senso che li veneravo proprio, li annusavo, li allisciavo, passavo ore a guardare le illustrazioni a leggere quelle parole difficili, a cercarne il significato nel vocabolario. Da adolescente ero una patita di storie horror, fantasy e di fantascienza ma del resto, chi non lo è a quell’età, la lettura mi portava in un’altra dimensione, quando leggevo staccavo il filo con la realtà e chi s’è visto s’è visto. Durante gli anni dell’università sono stata una lettrice compulsiva, ho letto di tutto (e quando dico di tutto intendo proprio DI TUTTO!) e ovunque, sul treno, in autobus, mentre aspettavo tra una lezione e l’altra, in tenda, in ostello, a casa di amici, ovunque, a volte dopo lezione entravo nella Feltrinelli di Corso Italia a Pisa (chissà se c’è ancora?) e aspettavo lì l’ora di cena, in quel tepore ovattato, leggevo cose veloci, oppure le quarte di copertina, i soldi erano pochi ma se arrivavo a fine mese con qualcosa che avanzava dall’affitto e dalle bollette potete star certi che lo spendevo lì. Poi sono diventata una lettrice "razionale" nel senso che se trovavo un argomento o un autore che mi piaceva finivo per leggere tutto sull’argomento e tutto di quell’autore, ho letto per tipologia, ad esempio autobiografie? Per un anno solo autobiografie; oppure libri di viaggi? Solo libri di viaggi… E così via. Adesso che il tempo per leggere si è ridotto notevolmente sono diventata selettiva. Riesco a capire se un libro mi piacerà quasi al volo, oppure se riesco a capire come andrà a finire il libro o anche semplicemente come si svilupperà la trama dalla quarta di copertina, allora niente evito proprio. A volte mi concedo un classico, a volte seguo un consiglio, raramente resto delusa. Oggi ho ordinato "Purity" di Jonathan Franzen e non vedo l’ora che arrivi e non vedo l’ora di cominciare a leggerlo. Voi che lettori siete? Come operate le vostre scelte? La cosa mi interessa molto.
 

mercoledì 2 marzo 2016

Vita col Prof.... I metallari

Sera a cena, spaghetti cozze e vongole del Prof.

PiccolaPeste - Babbo ma gli Airon Meiden la mangiano la pasta cozze e vongole?
Prof - Certo! A chili guarda... E ci mettono anche il peperoncino...
GranDama - Anche io Aionmmaide!
PiccolaPeste - Te babbo ce l'hai messo?
Prof - Certo! Una bella dose da metallaro.
GranDama - Lllaro!Uhm! Uhm!
PiccolaPeste - Anche io ce lo voglio allora!
Prof - Sei sicura?
PiccolaPeste - Sì babbo perché io sono una vera metallara e i metallari mangiano il peperoncino!
Prof - Così si fa!
GranDama - FA!!!! Viva!

martedì 1 marzo 2016

Zootropolis

Lo confesso. Ci sono dei cartoon per cui io e il Prof litighiamo su chi accompagna la PiccolaPeste a vederli. Zootropolis è uno di questi. Che vi devo dire i film Disney sono sempre una garanzia, a parte l’idea a dir poco geniale, di una città popolata da mammiferi "civilizzati" che si vestono, vanno a lavoro, guidano… ma la realizzazione!!! Ragazzi i disegnatori Disney sono veri artisti. E i contenuti? Quanto può essere attuale il tema della diversità e del preconcetto? Spostatelo nel mondo animale in modo che anche un bambino capisca che anche un predatore infido come una volpe può essere onesto e che anche una piccola coniglietta può essere piena di coraggio. Guardare oltre le diversità. Andare a fondo sulle cause che portano a certi comportamenti senza classificarli necessariamente come "legati alla razza". Questo è il messaggio. E vi assicuro che arriva.
 

venerdì 26 febbraio 2016

"Anna" Niccolò Ammaniti

 
Ho letto le prime 10-15 pagine d’un fiato, prima di Natale. Poi ho deciso che era troppo "angosciante" e l’ho lasciato a decantare un po’ sul comodino. Poi guarda oggi, guarda domani, la voglia di leggere è stata più forte, sai quella voglia che ogni volta che passi vicino a un libro senti una vocina che fa "Come andrà a finire? Non sei curiosa? Come si svolgerà questa storia? Quale coniglio salterà fuori dal cilindro dello scrittore stavolta?". E così ho ripreso la lettura ma… non so… quella cosa magica che scatta tra libro e lettore stavolta non c’è stata, forse è colpa mia che non riesco più a leggere storie in cui i protagonisti sono bambini che si trovano in situazioni limite, terribili, angoscianti. Anna è appunto una bambina, sola in un mondo di bambini, un mondo che ha cancellato adulti e progresso, dove ogni giorno si lotta per un pasto e per mantenere vivi i ricordi di quel che era il mondo prima che una terribile malattia spazzasse via tutto. Anna ha anche suo fratello a cui pensare, una grossa responsabilità ma al tempo stesso una grossa motivazione per andare avanti. Indubbiamente quando Ammaniti scrive di bambini lo fa bene. Non c’è retorica né perbenismo, sembra veramente il racconto di un bambino, però… però mi è sembrato che stavolta si sia un po’ perso nella trama, dei mille spunti che emergono non ne viene sfruttato nessuno, o almeno non completamente, lascia sempre una sensazione di non detto, non approfondito, persino nel finale che è molto libero, forse troppo.
 

lunedì 8 febbraio 2016

martedì 5 gennaio 2016

Macchè siamo già nel 2016?

Che bello perdere la cognizione del tempo tornare a lavoro e non sapere che giorno è... che anno è... Bello non ricordarsi né password né account...
Insomma allora Natale è passato mi confermate? E anche Capodanno? Quindi domani sarebbe la Befana? Ok. Segna: riempire le calze, disfare l'albero.
Apparte gli scherzi come preannunciato è stato un Natale grandioso! Le premesse c'erano e non sono state disattese. Per prima cosa il 24 sera siamo riusciti a vedere le Fiaccole (meritano un fotopost a parte se ce la faccio) e questo mi ha reso strafelice perché fra malattie e maltempo erano sei anni che non le vedevamo tutti insieme. Siamo riusciti finalmente dopo anni ad "addomesticare" il virus natalizio come lo chiamo io, quello cioè che ogni natale ci fa venire il caccavomito a rotazione. Lo abbiamo relegato ai giorni 26-27-28-29 e 30 ovviamente è venuto a tutti a turno ma c'ha salvato Natale e Capodanno ;-)
Capodanno è stato bellissimo! Passato in casa con amici e rispettiva prole, primo anno in cui nessuno dei bambini aveva:
1) dipendenza da tetta
2) bisogno irrefrenabile di lanciare cibo sul pavimento o in testa ai commensali
3) possedimento demoniaco dovuto a carenza di sonno
4) sindrome da piccolo tiranno (guai che tocca i miei giochi!)
5) fuoriuscite di liquidi appiccicosi e verdasti da occhi o naso
Credetemi ci sarebbe da festeggiare solo per questo :D
Adesso vivo nel limbo del rientro, loro sono a casa col Prof, io ho appena realizzato che delle cose che mi ero riproposta di fare durante queste vacanze non ne ho fatta mezza e sto a lavoro, senza agenda e senza calendario.... Domani sarà di nuovo festa e poi ricomincerà anche la scuola, che dire... Buon 2016!