È sempre
stata uno scricciolo, ma adesso a vederla lì in quella grande stanza, sola,
sembra ancora più piccola. Sua figlia è nel tappeto e gioca, serena e un po’
annoiata come tutti i bambini in quel tempo che precede la routine serale.
Parla tormentando il laccio del cappuccio della felpa che indossa, il tono è
neutro, fin troppo tranquillo, ma quel laccio e la voce che ogni tanto si
incrina fanno capire chiaramente che quello è il tono che ha deciso di
assumere, la maschera che ha deciso di indossare. Posso leggere benissimo oltre
quella maschera perché è la maschera che almeno una volta nella vita, ognuno di
noi ha indossato, la maschera della normalità. Una maschera dietro la quale si
nasconde a seconda dei casi:
disperazione, sconforto, delusione, amarezza. Ma è quella maschera che
ci permette di andare avanti, se non la indossassimo molto probabilmente
cadremo vittime dei nostri sentimenti. Mentre parla vorrei fare qualcosa,
vorrei dire qualcosa, non ci riesco. Posso solo ascoltare. Ascoltare come i
sogni, i progetti, le certezze possono sgretolarsi come terra sotto i nostri
piedi, sotto i piedi di ognuno di noi, anche di chi pensa “a me non può
succedere” “a noi non succederà”. Invece succede. E non c’è niente di male,
niente di così sbagliato, niente di così irrimediabile. Ma fa male comunque. E
il dolore si percepisce, è ovunque, ti entra dentro e vorresti dirle che
passerà, perché lo sai che passerà. Ma sei impotente, sopraffatta, come spesso
accade, più dal dolore delle persone a cui vuoi bene che dal tuo, che a volte
le cose sono più chiare viste da fuori ma altre no e ti colpiscono come un
pugno in faccia e puoi solo restare in silenzio, ad ascoltarla, perché lo
sapete entrambe che passerà.
che è successo?
RispondiEliminabuzzone
Un'amica in difficoltà....
Eliminafammi sapere brigante
Eliminabu