"Quando corro, semplicemente corro. In teoria nel vuoto. O viceversa, è anche possibile che io corra per raggiungere il vuoto. In quella sospensione spazio-temporale, pensieri ogni volta diversi si insinuano naturalmente nel mio cervello."
Ecco, in poche parole, ciò che ha sempre rappresentato per me la corsa. Leggere queste parole, nero su bianco, scritte da qualcuno che correndo ha provato le mie stesse sensazioni mi ha emozionato. Ho letto "L'arte di correre" di Murakami in due giorni, non mi capitava da tempo di finire un libro in due giorni, ma si è creata subito un'affinità tra noi, un'affinità dovuta al fatto che sia per me che per Murakami la corsa rappresenta un momento di intimità e di pace con noi stessi.
"L'arte di correre" non è la biografia dello scrittore Murakami, anche se alla fine del libro ci ha raccontato gran parte della sua vita e del suo carattere, ma piuttosto la biografia di un appassionato maratoneta che si racconta per mezzo delle sue gare e dei limiti che ha superato. Per questo motivo le recensioni negative che ho letto in giro su questo libro mi portano a pensare che se non si ama profondamente uno sport come la corsa forse è meglio non leggerlo.
Verso la fine del libro Murakami scrive un'altra cosa che mi tocca da vicino:
"Ciò che conta per me è tagliare un traguardo dopo l’altro, con le mie gambe. Usare tutte le forze che sono necessarie, sopportare tutto ciò che devo, e alla fine essere contento di me".
Un'altra grande verità sulla corsa, chi corre, corre per sè, la corsa è uno sport strano, non è estremo, non dà scariche di adrenalina, non ha bisogno nè di un luogo, nè di un attrezzo, nè di una squadra o un compagno per essere praticata, la corsa è la sfida dell'uomo verso sè stesso, verso i propri limiti, per raggiungerli e possibilmente superarli, questa è "L'arte di correre".
Che bello....via va letto questo libro.!
RispondiElimina:)
Bu
Te l'avevo detto ;)
EliminaVa letto via!
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